A cosa serve l’autunno.

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Cammina, calpesta più foglie possibili, rimetti il bavero alto, scende, ma cos’è successo all’amido e alle buone cose di una volta? Tutto marrone, incluso il cappottino di chissà quale pvc-che-sembra-pelle. Lui piange, piangono tutti al momento di tirare fuori le unghie e vivere. Sembrano stare tutti bene quando non c’è da esistere, quando basta mettere il cambio in folle e lasciarsi portare dalla discesa, senza rumore. La luce nelle pozzanghere sempre grigia: saltaci dentro, tanto hai gli stivali, tanto non succede nulla, te l’eri promessa. Mantieni le promesse. Non è tempo da canzoncine. Respira, cerca di non concentrarti sul male, andrà tutto a posto. Since i have been loving you, dove sono le casse a filodiffusione, questo è tempo da Led Zeppelin, e non ho le cuffie con me.

Guarda le persone sedute dietro nelle macchine che passano, cerca di incrociare qualche sguardo, vedi se riesci a trovare le stesse sensazioni anche in loro, ci deve pur essere qualcuno a cui piace l’autunno come a te, ci deve stare qualcuno che ti somigli nei paraggi, se no che ci stai a fare. Guarda dietro il riflesso, c’è una vecchia con la borsetta in collo, ha gli orecchini a campanella come a Napoli. Nel posto davanti non c’è nessuno, ma lei sta dietro, forse vanno a prendere il figlio maschio. Oppure ha paura e basta.

Bevi un cappuccino all’aria aperta, mica per altro, mi piace il fumo del caffè che sale. Mi piace tutto dell’autunno, mi piacciono i colori forti e la morte che prelude alla vita. Mi piace il dolore che prelude alla gioia, non sono una grande fan della serenità, porta la malaria. Dov’è mia figlia? Accidenti, me ne dimentico la mattina, quando bevo il cappuccino: sono una cattiva madre? Perchè il conforto della casa, la spesa, la gioia, non mi bastano mai?

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