Arredare la casa color fungo morto o saltare sul divano, questo è il dilemma.

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Ho temporaneamente avuto molte amiche, privilegiando quelle più belle di me e, se possibile, meno pesanti. Qualcuna si è dedicata incessantemente a cercare maschio, attività che dà soddisfazioni e che ti fa viaggiare molto in luoghi di aperitivi, canzoncine unz-tunz, passerelle più o meno vip. Altre si sono concentrate nella carriera. Altre ancora nell’arredare la casa, coltivando la capacità di scegliere il tappeto giusto, il mobile ganzo, coordinando tutti i colori con un senso, un tema, una nuance. Io no. A me non riesce. E Dio solo sa se c’ho provato.

L’arte di comprare gli asciugamani del gabinetto di modo da mistificare l’uso che se ne fa, eventualmente, è un’arte a me sconosciuta – alla fine bisogna asciugarcisi, voglio dire, mica carezzarli. La capacità ma soprattutto la voglia di andare al mercato e comprare i fiori freschi tutti i giorni mi mancano, e la voglia di entrare in una casa profumata e colorata non riesce a prevalere sulla mia innata simpatia verso i cactus e gli uomini che non hanno bisogno della mia costante presenza. Le collezioni di AD o di libri di arredamento disposti come se per osmosi, un giorno, chi li possiede si ritrovi arredatore tutto d’un botto mi irritano al punto di avere comprato un’intera collezione di libri da tavolo dedicati agli argomenti più osceni e imbarazzanti possibile, tra cui spicca (è il più grosso) The Big Penis Book. Non capisco chi colleziona libri di cose che non capisce, solo perchè pensa che una casa color crema è più raffinata di una coi mobili dello Stanzone. Ora, qui, per sillogismo, si potrebbe intendere che io sia un’esperta sul tema del libro che ho appena citato, quando in realtà sono solo un’entusiasta non praticante.

Le amiche di cui mi sono circondata hanno il tocco, la capacità di portare tutto al color panna acida. Entra loro un divano nuovo in casa, a righe verdi e rosse, e dopo due ore ha già cambiato colore: è un divano color crema, uno di quegli strafottutissimi cosi sui cui non si può bere il caffellatte, il vino, spogliarsi o saltare con le scarpe. Perchè? Perchè si sporca. E meno male che ci sono le mutande, se no nemmeno sedersi sarebbe un’opzione. Il tappeto invita a rotolarsi, ma vi si può accedere solo mediante ciabattine o calzini. Le seggiole hanno schiene morbide e uno sarebbe indotto a pensare che l’imbottitura serve ai cristiani per stare comodi, quando non c’è nulla di più sbagliato: non ci si siede su quelle, si va in cucina. E se tutto va bene c’è un tavolone di legno, se no siamo da capo: cristallo e alluminio, basta guardarlo che la padrona di casa si butta come una faina in un pollaio sul Glassex e pffft pffft pfffft con tre spruzzi e un canovaccio in mano riporta tutto a originale splendore.

Ora, mi chiedo: a cosa serve la casa? Me lo devo chiedere perchè faccio un lavoro in cui anche il modo di apparire è importante e perchè il mio compagno è un amante delle porcellane cinesi e i colori tristi, che si vergogna a invitare i suoi amici in questa specie di museo degli anni 70. Il suo ideale di casa è una scatola vuota nei colori dell’oro finto e bianco cadavere, con letti senza piedi e mobili che spariscono a comando. Praticamente la nave del capitano Kirk ma senza le persone dentro. A me piacciono i memorabilia, invece, i libri di sesta mano e i vestiti di seconda, il calore e un casino incredibile ad ogni ora, per ricordarmi che non sono morta. Abbiamo due concezioni molto diverse, ovvio, di casa come luogo di rappresentanza oppure cuccia e strumento, e non necesariamente una versione è migliore dell’altra.

Arredare la casa nei color fungo morto o saltare sul divano, questo è il dilemma. Mettere i piatti buoni o quelli cattivi? Ma perchè mai dovrei utilizzare dei piattacci per la vita di ogni giorno e serbare le porcellane che mi ha lasciato mia nonna per cene con persone che, se tutto va bene, spariranno dalla mia vita senza nemmeno chiedere il permesso? Ho provato, negli ultimi anni, ad amare il color crema, ma è più forte di me: sono un rosso pompeiano, dentro, con pentole di rame e i Greatful Dead nello stereo. A chi non piace la mia navicella abitativa gialla, quella è la porta. Di legno colorato.

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