Ieri ho portato la mia bimba e la mia nipotina al parco, quello senza giochini, perchè appartengo alla guardia dei genitori entusiasti dell’horror vacui, per cui i bimbini dopo un’ora di noia iniziano ad animare fili d’erba e parlare con gli insetti. Adagiata in terra e vestita pratica, (ovvero la morte del sensuale, ovvero c’ho da correre dietro le bimbe se non da trovare un bagno (pulito) in meno di 60 secondi, e non mi posso mettere nulla di bellino) mi godo l’atmosfera bucolica fin quando mi si piazza davanti un ragazzino generazione Amici, vestito di rosa, basso, muscolatura perfetta e capelli scolpiti, iPod nelle orecchie, parecchio unto. Mentre le mie bimbine fanno la ruota lui fa la verticale. Mentre loro fanno le capriole (si accasciano al suolo seddiovuole schivando le cacche di cane) lui anche. Convinta di essere circondata da tre bimbi mi spaparanzo allegra circondata da margheritine, finchè il bimbo liscio e unto mi gira un’occhiata di fuoco. Poi un’altra, poi un’altra, poi mi palleggia davanti credo per attirare l’attenzione – ma potrebbe essere che vuole che giochi con lui?. Poi, finalmente, quando sul mio volto si è dipinta l’aria accomodante della Scuola di Okuto, se ne va. Ma dimmi te. Poi però dicono che ai giovani l’archeologia non interessa più.
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