La polacca che ce l’aveva fatta: si era appaiata con il figlio di un banchiere molto, ma molto famoso; quello é il destino toccato in sorte alle alte, bionde e magre. Eppure bella, la Magda, non era. Nemmeno divertente. La comunità di noialtri immigrati a Londra comprendeva l’italiana, io, le polacche e le tedesche. Di tutte avevo l’impressione di essere quella meno qualificata, bisognerebbe avere una macchina del tempo perchè distorgo le cose – la verità è che non ricordo bene perchè fossi così sottomessa, sotto tono. Il sabato sera c’erano le feste in casa: noi dagli inglesi, ovviamente. Non c’era un luogo dove infatti gli inglesi potessero venire da noi, giacchè l’unico possedimento che avevo all’epoca era il tesserino di OddBins, un rivenditore di vini di tutto il mondo appena a duecento metri dal mio posto di lavoro, una chiesa sconsacrata.
I festini a base di mdma e persone che finivano nude, spesso, mi toccavano nel profondo. Prima di tutto perchè nemmeno sotto l’effetto di stricnina io sarei in grado di levarmi vestiti di dosso, ci mancherebbe, non tanto per pudore ma per la paura di essere presa in giro. E poi, soprattutto, perchè credo che l’amore e la libertà sessuale vivano su due pianeti diversi, e a me interessava – e interessa – il primo. Non mi spiegavo come la mattina dopo sarebbero riusciti a salutarsi, immaginavo dialoghi come allora, ti è piaciuta la mia fidanzata? Oppure. Hai visto che potenza il tuo amico? Ancora oggi provo imbarazzo al ricordo. Scappavo al mattino, mentre la testa tornava sul collo, a correre lontano.
Se non c’era la festa in casa con le candele, si andava in campagna da qualche parte. Una cosa si può dire degli inglesi e questa è che sanno arredare le case meglio di noi. E il fatto di non avere buoni ingredienti li rende ottimi riempitori di frigoriferi: pomodorini turchi, olive greche, feta, formaggi cheddar, frutta fresca; certo, tutto quello che manca loro e che per noi è vitale ma scontato. L’arrivo nella casa alta e larga con camini a gas anche nei gabinetti, con le vasche con i piedini alla francese, con la moquette soffice e profumata, l’odore del legno, i capelli biondissimi, liscissimi e lunghissimi delle mie amiche: ero incantata, e non vedevo l’ora che cominciassero a spogliarsi, un’altra volta, per potermi alienare in qualche stanza da sola e sentirmi una povera imbecille.
Un giorno ti pentirai di non esserti smutandata anche te, mi ripetevo, ma non era vero, non é successo. Mi pento, invece, di non essere rimasta di sotto a ridere: in fin dei conti erano sederi di fuori, mica esecuzioni capitali. Mi vergogno di non avere avuto più ironia, di avere pesato sempre come l’acciaio sui miei commensali, e non li biasimo per avermi lasciato a casa alla lunga. Ma la cosa che più mi fa rabbia è che la polacca mi abbia battuto, che si sia accasata con l’inglese. Per il poco prezzo di levarsi le mutande davanti a quattro diavoli a intervalli regolari di sette giorni ha ottenuto residenza e appartamento in centro, un marito abbastanza imbecille e mansueto. A me mi toccava fare i siti internet.
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