Col coraggio che ci vuole a non fare i missionari.

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Quando si parla di missionari, la gente in genere si divide in due grandi gruppi: quelli che sostengono che andare in un posto lontano e ostile sia una grande prova d’amore e quegli altri, che dicono che aiutare il vicino di casa e’ assai piu’ importante che andare a salvare gente in altre latitudini. Generalmente le donne fanno parte di questo secondo gruppo, di solito gli uomini scuotono la testa quando il concetto viene espresso. Io personalmente credo che l’andare nell’orinoko a resuscitare pirana o il trasferirsi di sana pianta nell’appartamento del vicino che beve anche il liquido antigelo sia una passeggiata in campagna rispetto alla vita familiare con figli di qualunque rango, colore o orientamento politico. Ad esempio. Rientrando da un consiglio di amministrazione o, peggio, dalla Conad, la donna scorre pensieri sul da farsi tipo Morfeo di Matrix dopo il pillolone: e’ una lista che assomiglia a una stringa in codice binario, senza interruzione, agghiacciante, e quella che sembra aria concentrata e’ in realta’ disperazione muta. Arrivata a casa, trovato l’ascensore, portate tonnellate di pacchi oppure tutte le cartelline svuotate dalle presentazioni, e’ giunta l’ora (Padre per me) di ricongiungersi ai cari. I cari sono seduti in salotto. I cari mangiano i biscotti sbricioloni mentre camminano a piedi nudi e sudati sul cotto lucido. I cari hanno lasciato una vasca uso The Blair Witch Project. I cari attendono che tu prepari i piatti, che tu peli qualunque cosa tonda nel frigorifero, che tu la cuocia in qualche maniera, che tu la serva al tavolo. Durante le operazioni, e subito prima del rigovernare, si controlla il blackberry – io, il Nokia e71 – per vedere se quella famosa bega. Per controllare che domattina non ci siano appuntamenti prima delle otto e mezzo. Per fare un check veloce ai pagamenti. Per rispondere via sms a tua zia che non e’ vero che le hai manomesso il boiler dodici anni fa, e’ stato suo figlio. Poi si mangia. Poi si pulisce. Poi c’e’ la corsa, non vorrai mica arrivare a 50 anni gobba e sfatta. Poi lardo minali. Poi metti a letto la bambina con la storiella. Poi lui richiede attenzione e si lamenta, lui, perche’ lavori troppo e sei sempre distratta. Quando ci siamo incontrati eri diversa, sempre spumeggiante. Quando ci siamo incontrati non ero ancora in cattivita’, amore, piuttosto, che ne dici di mettere il tuo accappatoio in lavatrice? L’ho incontrato giu’ nella hall, fumava una sigaretta con il portiere.

1 Comment

  • Febbraio 14, 2020

    ig

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