Colazione da Epifany

Sono giornate da Compay Segundo (più Ry Cooder), da nostalgia per il caldo torrido dei quattordici anni – quando pattinare con i roller blades alle 15:08 sotto il sole allo zenith era imperativo categorico e cattivi i genitori che non ti ci mandavano – da allarmi di case che suonano per ore perchè i proprietari sono in vacanza, i vicini pure e le guardie giurate sono poche e disperate. Giornate in cui rivalutare le canzoncine estive in giro di do ma con quell’elemento di malinconia che era l’unica cosa buona della produzione musicale anni ottanta: potevi sempre contare su un bridge tragico per rituffarti nella strofa con un senso di sollievo.

Giorni di lettura superficiale di quotidiani, sospiri notturni e peli sotto le ascelle che si fanno più ispidi di minuto in minuto; i bulbi piliferi delle gambe in agosto, infatti,  raggiungono un diametro di cinque centimetri, mi pare di capire. I vicini continuano imperterriti a dargliene secche nonostante non abbiano più sedici anni e questo mi dà speranza: come imprenditrice sapere che il business delle lenzuola lavate a secco va alla grande mi dà speranza.

Oggi fa un caldo bestia e meno male.

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