Quando i bambini diventano un pò più grandi, si va dal pediatra con cadenze meno convulse, ovvero meno di quattro volte al giorno. Quindi un pò ci si dimentica come sia un numero imprecisato di donne con i loro piccoli in una situazione gravissima, anzi, terribile, come può essere una cacchina verde marcio o una tosse grassa. Oggi, tuttavia, ero lì.
Al contrario di quello che si pensa, le giovani mamme non sono grasse. Solo io lo ero. Oggi allattavano con tacchi e jeans sigaretta, una addirittura aveva la maglietta sopra l’ombelico e una tartaruga di addominali – non faceva testo, era russa, e loro hanno un gene e mezzo in più. C’era una sola mamma italiana, e probabilmente erano quindici anni che non mangiava, giacchè era bionda ed indossava vestiti taglia zero dodici.
Più di tutto è la voce che le mamme fanno ai loro figli piccoli che invoglia il resto dell’umanità all’allacciamento delle tube: un tono luciferino per chiedere la vuoi la merendinina con la bicocchina? I piccoli hanno già difficoltà a passare dal linguaggio delle scimmie a quello degli umani, e oltretutto vengono sviati da parole che non esistono, ovvero, peggio, che esistono solo in casa loro: un primo passo vero l’incomunicabilità e l’emarginazione.
Prima dell’ingresso nella sala dell’Uomo che Salva gli sguardi sono tesi, d’altronde c’è da rispondere a quesiti pazzeschi, come: sarà più intelligente della media? Avrà il fisico come Carla Bruni? Sei sport a settimana saranno troppo pochi? Le piante dei piedi si incurvano prima se la vesto Armany Baby? Dentro il tempo sembra non passare mai, invece: come il Guaritore avvicina uno dei suoi macchinari all’orecchio del bambino, la mamma contrae nausea immediata; quando gli ascolta il respiro lei pensa al libro cuore, alla tisi; se Egli guarda i piedini della creatura e prova a raddrizzarli lei ha i crampi, e dentro di sè prefigura un futuro da storpio, ai lati della strada, on un carillon e una scimmia.
Appena fuori tutto si distende, e le mamme si prolungano in saluti affettuosi: arrivederci, tutto bene, grazie, è il vostro turno, forza, andrà tutto bene. Sembra la sede della CNN. I bambini, invece, sgranocchiano la caramellina al gusto di cane bagnato che i pediatri tengono sul tavolino come premio per la visita, ma che i piccini sembrano apprezzare molto. Tutto a posto, purchè stiano due minuti zitti.
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Lavorando in pediatria sono affezionatissima ai cataclismi familiari, al ginocchio sbucciato che piomberà come una sciagura sul nostro sistema solare, alla squadra di parenti che trascina il piccolo via da Gardaland perché “ha le cacchine al naso, corriamo in ospedale per fargliele togliere!”.
Ma la più grande verità l’ho sentita da quel fantastico, cinico uomo che un giorno mi spiegò che “Il paziente migliore è sempre quello orfano”