L’amore è un patto delinquente e fetente. A questo pensavo ieri sera mentre facevo il primo pezzo del bagno (dalla coscia in giù) e covavo un’ansia terribile, che mi sono trascinata fino alle tre del mattino: la piccola ha la tosse cavernosa, quindi ho pensato che le stesse venendo la broncopolmonite, poi sono andata dieci volte al suo lettino a sentire se respirava, se scottava, se era viva. Ho preso lo stetoscopio per sentire se aveva un rantolo. Mi sono chiesta se fosse il caso di dormire assieme per ascoltarla tutta la notte, poi ho cominciato il giochino che devo fare quando inciampo in uno dei miei feticci: smetti, devo dire, è solo la notte. Perchè a me la notte mi vengono in mente le cose più nefande, ed è (anche) per questo che non mi piace fare tardi, intrattenermi quando i discorsi diventano vaghi e l’atmosfera rarefatta.
Però pensavo che la tentazione di prendere la piccina e metterla lì era fortissima. Mi avrebbe chiesto mamma perchè mi prendi con te? E le avrei detto “perchè stai male”, che è proprio quello che voglio non dire. Più che altro devo stare attenta alle espressioni, agli occhi disperati quando lei tossisce, insomma, a non trasmetterle quest’ansia cubica che stanotte sono riuscita a placare solo con il documentario animale più truce del ventennio: pianeta carnivoro. Un film sui leoni, le compagne, sul come il dominante deve mangiare i cuccioli per rimettere le femmine in calore. Scena del maschione che sbrana i piccini. Scena di copula. Penso che le donne e gli uomini possono esseri mostri da depilati ma anche da pelosi. Poi le iene saltano su un bufalo: lo divorano mentre è ancora vivo, cioè, gli mangiano il sedere e lui ancora muove la testa e fa gli occhi tristi. Ho pensato che la tosse non fosse così terribile, in fondo.
Quello che voglio dire è che trasformare l’amato in qualcosa che non vuole essere è un istinto fetente dell’uomo: se i bambini ci dessero retta sarebbero sordi, ciechi, muti e immobili. Stai fermo lì. Non sudare. Cerca di tossire piano. Cerca di dormire. Non ti muovere. Aspettami qui. Non correre. Bevi piano. Invece no, sono vivi, fanno quello che devono anche a costo delle botte. I grandi, noi, invece no. Quindi spengo il telefono perchè ho paura che l’inglese non chiami: sto provando a trasformare la mia amata me nella fidanzatina e quella figura non viene chiamata. Vado a guardare le foto su facebook – spulcia caricamenti dal cellulare – per cercare segni di tradimenti, trovo niente e insisto. Stanno tutti festeggiando il compleanno dell’inglese, ma io sono qui con la cucciola malata. Sono, loro, da Nobu, seicento euro per tre pezzi di pesce crudo. C’è coso, cosa, coso famoso, cosa moglie di tizio. Un gioiello bello di regalo, ma non si fanno alle donne quelli, accidenti. Peccato che non è per me. Peccato che nelle mie storie d’amore ci sono sempre io da un’altra parte.
ig
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