Avevo un amico che a dodici anni stava fisso vicino alla macchinetta delle fotocopie, perche’ aveva intuito che quella era scienza da donne e la macchinetta era sempre ghermita ora da alunne, ora da professoresse, ora da supplenti. Si faceva i costumi di carnevale da solo, attaccandosi ad esempio una cornice attorno alla faccia e urlando come un pazzo (guarda, sono l’urlo di Munch). A sedici era padre e a trentadue multigenitore, innamorato pazzo di un’altra squilibrata, come lui, che faceva candele con tutto quello che le passava per mano. Lei suona la fisarmonica, lui l’oboe. Mi chiedo se anche per gli altri, i non-io, queste sono cose e storie eccezionali.
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