Era ieri.

Oggi la foga di certe donne prima del matrimonio sembra pazzia serena, eppure ci sono motivi lontani e radicati nel tempo. Credo il primo fosse la reazione della futura moglie all’entusiasmo dei genitori, che finalmente se ne levavano il carico economico dalle spalle. “Si e’ sposata con un dottore” era una delle frasi di nonna che avevano poco meno peso di “ha vinto trenta milioni al lotto”, e lei era una giocatrice pesante. La camerina vuota veniva riempita di panni, prima, e di nipoti, dopo. Oggi e’ diverso, badiamo a noi stesse, ci danno maschi ancora da allevare, cui cambiare le mutande e lavarle, da incitare al mattino per fare loro affrontare la vita (G.G. Marquez) e i problemi di ogni giorno, e appena sono fuori si ha paura che trovino un’altra, quella da amare per davvero, quella da non caricare dei propri problemi. Il matrimonio oggi si fa per il permesso di soggiorno, oppure per i figli, stipati in scuole cattoliche dove certe cose contano ancora (anche il conto in banca, se e’ per questo), raramente per promettersi amore da imparare assieme. Pare che a partire con tante idee in comune si sia avvantaggiati, eppure ci si dovrebbe scegliere fra parlatori ed ascoltatori, quello che poi si dice o si sente e’ per me del tutto relativo. Il banchetto era un’occasione per mangiare assieme, e per fare mostra di potere mettere a tavola tante persone. Oggi e’ la follia di accordare il menu’ con il velo, con il tema con i regali, con il tableau con i colori del trucco delle damigelle. Era ieri, che si facevano le cose per volerle fare, perche’ si dovevano fare. E’ oggi, che si fanno perche’ si puo’.

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