L’ultima volta che ho accompagnato una rockstar a giro per Firenze sono arrivata con il Valium, non per me. L’uomo, ormai piu’ vicino al minerale che all’umano, accompagnato dalla sua groupie di sempre, letteralmente volava a dieci centimetri dai pavimenti lerci di Piazza della Repubblica, perche’ da quanto era secco e fuori di testa non rispondeva piu’ nemmeno alla gravita’. Vestito di stracci, abbastanza puzzolente, ha intrattenuto con me una conversazione di circa quaranta minuti sugli scolapasta, e sul come oggetti cosi’ utili non si sappia mai dove comprarli se si abita in centro. E’ vero, non ci avevo mai pensato, forse perche’ non scolo la pasta con lo scolapasta. La groupie mi raccontava invece avventure da Bottegone di New York, storie di ordinaria follia metropolitana per cui gente che odia fare shopping puo’ fare shopping solo quando tutti gli altri fanno shopping, perche’ quando invece i negozi sono vuoti quello e’ il momento di lavorare. Giuro che non ci ho capito niente, ma ho registrato, perche’ come tutti gli idioti quando non capisco imparo a mente. E ripeto al momento opportuno. I due, il duo, anzi, aveva pero’ qualcosa di atavico, consistente: lui era un maschio, e lei era una femmina. Non c’erano dubbi. Fuori di testa come dei cuculi, quando lui ordina lei controlla, quando lei chiede lui risponde, lei e’ tutta un chicco e lui fa schifo a guardarsi, vestito come un barbone e con una faccia cosi’. Poi ritorno al mio paesino, mi guardo intorno, sara’ che nei paesini la gente si veste strana, sara’ che questa e’ una piazza abbastanza triviale, ma non vedo uomini che non portino roba attillata, scarpe lucenti, capelli da cesto regalo. I ragazzini hanno le pance di fuori, forse una taglia 36, sono carini, come cani nani.