Accidenti al meglio diceva nonna Elena quando, evidentemente, in un gruppo di persone che le stavano attorno non ce n’era una normale. (La mi) nonna era uno stinco maremmano di donna, senza filtri fra il pensato e il detto, il che la rendeva pericolosa da presentare agli amici. E’ rimasta negli annali quella volta che disse te un ti consumi eh bellino a portare regali quando ti invitano ad un mio amico che fruiva volentieri della nostra tavola familiare ma che non si era mai presentato nemmeno con uno cioccolatino. Nonna odiava i rinfinocchiamenti e bestemmiava ispirata dalle cose circostanti (che cadevano o, perggio, le cadevano di mano). Se ripresa, si scusava dicendo ma tanto io c’ho confidenza col Signore, bestemmio per pigliallo in giro. (La mi) nonna non e’ che passasse i pomeriggi a insegnarci la vita, piu’ che altro faceva, e ci abbracciava fortissimo, rideva a mille denti e zoppicava in seguito alle numerose operazioni subite – anca, soprattutto. Di lei mi e’ rimasto un amore sproporzionato per le cose solide, la gente semplice, la strada piu’ lunga da percorrersi a piccoli passi. D’altro canto odio le scorciatoie, chi le pratica, chi scappa da se’ stesso, chi ti sorride davanti e scanna di dietro. Sogno, in vecchiaia, di ritirarmi in un luogo sereno, magari di avere cento nipoti, che mi si attaccano alle gonne e di avere letto molti libri interessanti. Chissa’.