Le cose che si vogliono con forza a dieci anni diventano superflue a venti, così come i sogni dei trentanni si trasformano in ovvietà, volgarità, quando si arriva a quaranta – e così via. Tenersi aggiornati con sogni che non ci facciano male o trasformino in creature quiete, futili, è tanto difficile. La tentazione di diventare quello che i genitori si aspettano, di assecondare il sogno demente della propria moglie che vuole una posizione o quello stravolto del proprio marito che vuole Doris Day, sta diventando un’emergenza: quando non assecondata, si trasforma in carneficina.
Questo pensavo, in più riprese, correndo a piedi nudi, gonfia come un papero dalla degustazione di amari della sera prima, da Montecatini Alto a Montecatini, sotto il sole delle otto e mezzo, le scarpe coi tacchi in mano e la borsa in collo.
Il risultato strategico di questa decisione, quella di fare 4 chilometri a corsa senza essere vestita da ginnastica, una di quelle cui non so e non posso resistere, iniziata con “vediamo se mi riesce di correre come faccio nei sogni”, sono due gallozze piene di acqua sotto i talloni, che la podologa o estetista consiglia di non toccare, altrimenti vedrai che non cammini. Per toccare intendeva sgonfiare con un ago, così come facevo da piccina. Il vantaggio non atteso, invece, è un rinnovato innamoramento per le cose senza senso compiuto.
Chissà perchè tutto mi sembra più macchinoso di prima. Chissà se Cecilia mi vorrà bene. Chissà se anche lui pensa di me quello che penso io di lui, e allora, perchè le persone stanno insieme se dopo tanto tempo non si sa cosa dirsi, certe volte? E mi dovrei sentire in colpa per essere sempre così lontana, così distaccata?
All’altezza della Casina Rossa sono stata recuperata da una macchina di un’amica, che non poteva credere che io fossi in quelle condizioni: paonazza, sudata, con le gote a macchie rosse, e gli occhi esaltati di chi ha appena schivato una cacca di cane. Ho bevuto due litri di acqua, ovvero il quantitativo che trangugio in due o tre giorni, e perso le chiavi di casa. Quindi ho raggiunto il mio ufficio, dove mi sono lavata piedi, denti e qualcosaltro a caso in quel bagnetto di servizio tutto piccolo e con un abbaino piccinissimo.
Ma sei sicura che è questo che vuoi fare? Sei sicura di volere essere qui? Sei sicura che quando arriverai a settantanni approverai la vita che ti sei costruita? Fanculo, ho voglia di leggerezza, dov’è la leggerezza? Ho sognato nonna che mi dava i numeri del superenalotto: 2-9-11-22-78-80. Io non gioco al superenalotto. Nonna, che cazzo.
Ho vomitato, ho rilavato i denti e mi sono messa alla scrivania, indicendo la riunione mattutina sui temi, gli obiettivi e i risultati. Abbiamo confabulato fino all’appuntamento, che è durato due ore e passa, con un cliente.
Sono felice, piena di nulla, e non so nemmeno cosa devo ringraziare.
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