A noi esseri umani ci toccano sfumature infinite di bene e di male che stanno belle spennellate su tele in cui il colore non si distingue dal bianco. E così a un funerale capita di provare una gioia infinita, vicina a quel dio che si prega, nel vedere un uomo che accarezza la sua mamma che non c’è più. E se la guarda con l’aria di chi ha capito, di chi ha molto amato, di chi è stato infinitamente coccolato sulle ginocchia. Oppure capita che ci si senta una merda, in un contesto di felicità generale, quando si è pieni di soldi, quando si è appena acquistato il paio cento di scarpe nere comunque alte, comunque affilate. Certe volte ci capita di aprire le orecchie del cervello, e ascoltare i sentimenti degli altri come se tutti parlassimo la stessa lingua dell’anima. Ero con le mie due sorelle, sedute nella saletta antistante la camera ardente dove esponevano la nonna, e stavamo parlando del passato. Non ci capita spesso di essere noi tre, noi tre e basta, e di sorridere e piangere all’unisono. Ho pensato:” questo è un minuto da ricordare, questa è una delle poche volte in cui saremo tutte assieme a fare la stessa cosa”.