Certi giorni provo pena per la vita che faccio (la vita in cui ti sei cacciata). Certo e’ una pena di cuore, non un disgusto diffuso come quello che ho per il cattivo servizio, ad esempio. O le persone che urlano a colazione. Mi guardo dall’esterno certe volte come se fossi diventata pazza, un’imbecille dedita al lavoro e a controllare le etichette della roba da mangiare, terrorizzata come sono da coloranti e preservativi, e appassionata di letture finanziarie. Poi penso al Giovannoni, che non so nemmeno dove sia finito di preciso, so solo che in un mese ha venduto casa, e’ partito per il caldo, ha lasciato un lavoro da campioni del mondo di incassi e s’e’ dedicato a un’attivita’ incredibile: vivere. Che cazzo.