Il senso dell’uomo per la donna.

Fra i trentaquattro e i trentotto una donna è all’apice della sua “potenza” mi diceva un mio giovane amico che si dilettava in donne potenti almeno dieci anni più grandi di lui, se possibile con figli. E’ (anche) per questo motivo che qualche sessuologo sostiene che l’accoppiamento ideale è fra una donna di quaranta e un uomo di venti, perché entrambi vogliono le stesse cose. La stessa cosa.

Quello che prima era inconfessabile oggi è regolare amministrazione, e durante la colazione fra un macchiato e una sfoglia alla mela donne altere e indistraibili si confessano l’ultimo accessorio: giovane maschio innamorato, prima che prestante, che le porta a mangiare al cinese e poi pomicia in macchina. Vorrei dire cose terribili, tuonare come un vescovo eterosessuale, ma mi pare una cosa straordinaria.

Gli uomini veri, quelli che spaccano una pecora in due con lo sguardo e si butterebbero sotto un treno per dimostrarti il loro amore, quelli che non sanno abbinare i colori ma risultano ugualmente piacenti, che non vanno in palestra ma stanno in forma, che fanno milioni di euro ma rimangono persone semplici, defilate, quelli, sono un’invenzione femminile ed un archetipo cinematografico creato per dragare milioni di donne un giorno in una sala, a sospirare “ma dov’è mr Big?”.

L’uomo, quello che esiste, invece, si è evoluto in una specie complessa e non ancora raccontata, cui non bastano più le trecce o la promessa di nudità per farsi mettere sott’olio una vita intera. Chiede lealtà, chiede di dargli una mano a pagare l’affitto, chiede di fare l’amore sul tappeto ma anche di comprare ingredienti organici. Sono rapita, da questo esemplare. E siccome ho fra trentaquattro e trentotto anni bisogna che stia attenta.