Lo sento avvicinarsi come un aumento di mezzo tono in una sonata qualunque da ripetere dal vivo, dove non si ricordano le parole ma si sa perfettamente che fra pochi secondi, al quarto fraseggio, arriva il cambio e non stonare sarà difficile. Qualcuno dice che quando non si fanno più errori di grammatica si smette di avere voglia di scrivere, come a dire: se giovinezza sapesse, se vecchiaia potesse.
C’è un autobus che per un euro e spiccioli mi riporta quasi davanti a casa la notte a mezzanotte e mezzo. Dentro ci sono persone strane, se mi fanno paura scendo e vado col taxi, ma se mi sento sicura rimango. Tutto sa di sudore, giovani coppie sfatte da pasticche o sintetici si slinguano dementi nell’ultimo posto, vecchi ubriachi fumano col finestrino aperto mentre l’autista ascolta l’iPod o parla sul cellulare. E’ così.
Mi ricordo di un viaggio in Spagna dove non riuscivo ad addormentarmi per paura che mi succedesse qualcosa, andava da Madrid a Burgos, una vita. Anche quel bus era pieno di rinnegati, gente che tornava in quel paese, che è come dire abito nel deserto. Stessa sensazione appiccicosa.
Sento che si avvicina, il suo olezzo è vomitevole, e non è mai un ospite che chiamo con coscenza. E’ il cambiamento. A breve mi toccherà decidere qualcosa. Ma dimmi te.
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