Invidio molto, in maniera benevola. Faccio in modo di fare capire a quelli che mi provocano questo sentimento rognoso e necessario le ragioni, tiro fuori con loro i motivi sotto forma di complimento – e spero che tutto vada bene, che non ci sia offesa. Non faccio in tempo a raggiungere un piccolo obiettivo che mi sposto subito su un altro: si chiama ansia da prestazione, incapacita’ di godersi quel che c’e’ per un po’, antitesi del godimento: daltronde il dio motore immobile a forza di rimanere uguale a se’ stesso guarda che finaccia che ha fatto.
La mia amica F, bionda e altissima, ad esempio ha caviglie e ginocchia piccine cosi’. Si mette i jeans d’estate e la camicina del marito, celeste, arrotolata a sottolineare un punto vita miracoloso, taumaturgico. La mia amica G, invece, conosce le domande prima che le vengano fatte: sa da dove arriva e conosce la sua destinazione nella vita, risponde con calma ed e’ capace di dire “non lo so, questo non te lo so dire” senza arrossire o preoccuparsi della reazione.
La mia amica N e’ capace di farsi crocifiggere nel nome dell’amore: e’ una femmina tradizionale, di quelle che sanno di casa felice e ben badata, che si trasfigura sotto lo sguardo del suo uomo: e’ incredibile come le brillino gli occhi, le si arricciolino i capelli corvini, le splenda la pelle sopra il manubrio, appena sotto il collo, come la seta, di notte, nel deserto, quando lui le passa la mano fra i capelli.
Anche la mia amica B, invidio, per la sua tanica infinita di amore, per la vibrazione che la sorregge e la tiene magra come un giunco, come il tronco di un bengiamino lieve e resistente: una geisha vera, capace di profondita’ infinita e talentuosa, che preferisce servire sake’ invece di esportare chilometri di seta in Occidente. Eppure ha il patentino.
Non invidio gli uomini, coi quali condivido il sogno eroico prima che erotico, la smania di grandezza e l’incapacita’ di essere in un posto, a un certo momento, completamente. Non li invidio perche’ la solitudine come rimedio e’ un posto dove si elucubra troppo e si prendono decisioni che raramente portano a qualcosa di concreto.
Siamo in molte, oggi, donne che si trovano ad affrontare pensieri complessi e problematiche econonomiche, quando non fisiche, ignote alla letteratura degli anni passati: con modelli beleniani da rincorrere e doris day contemporanee sposate a uomini importanti, siamo invise agli uomini perche’ simili a loro e distaccate dalle donne che parlano di vestiti, pene d’amore e cellulite – perche’ non abbiamo argomenti convincenti, mica per altro.
Non ho bene capito cosa sia una donna, oggi, ma ne conosco una decina che mi piacciono un sacco, cui mi ispiro, che invidio e che cerco goffamente di imitare. Dice F che dietro una mamma c’e’ una donna, e cerco di ascoltare anche la me che si trova la’ sotto a prescindere da famiglia e figli. Dice mamma che donna che dura, non perde ventura. E ci sto pensando sopra.
ig
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