Ho raccolto per te i punti della marmellata, per farti un regalo quando non me lo potevo permettere – guarda cosa ti ho preso, ma come hai fatto, ho messo da parte, questi sono i regali più belli, quelli programmati nel tempo. Ho sopportato con la dignità che mi era possibile il tuo programmatico odio nei miei confronti: come mi permettevo di amarti, in quelle condizioni poi.
Ho messo da parte la delusione dei bambini che ho allevato prima di te, tu ultimo dei cento, e mi sono ripresa la teglia del dolce dalla strega di Hansel e Gretel, perchè era mia. Ho creduto che il fatto che tua madre abitasse lontana fosse certo un segno (buono) del destino, ché ho già perso tutte le competizioni con le mamme italiane.
Ho deciso di non imparare a cucire, per non finire ad aggiustarti un colletto mentre speravo che tu morissi: quelle sono le contraddizioni che mi spaventano nella vita, quando ti trovi a dovere accettare cose che non sono digeribili su base quotidiana, ripetitiva.
Eccoci qui. Poi dici che non ho fede. Poi dici che sei sfortunato.