La gente si riempie la bocca di Cristi e Madonne.

La luna arancione, specialmente se piena, richiama riti ancestrali, uomini dentro le caverne e donne che iniziano a cucirsi i vestiti invece di congelarsi le estremità dentro la neve fredda. Maschi che tirano fuori gli orsi e le iene delle caverne per fare spazio ai propri cuccioli, l’idea della difesa e quella dell’attacco. Solo che prima, migliaia di anni fa, non c’era il fair play: mi dai noia? Mi sei di pericolo? Ti ammazzo.

Non è così facile per noi qui, in Europa, capire più di che cosa si parli, giacchè per noi l’idea della morte è più un concetto cinematografico che esistenziale, la vita viene data per scontata e il suo dipanarsi allegra fra una fase e un’altra successiva è considerato un itinerario naturale. Non avevo affatto questa idea quando ero in Tanzania a fare finta di fare del bene e camminavo di notte in mezzo a uomini storditi dal pumbe, una specie di vino di lievito, con dei bei machete in mano. Nè quando ero in Jamaica in motoretta, lontano dal villaggio per i bianchi. (Nè quando ero alla Gare-du-Nord a Parigi, a dire la verità, e mi hanno rapinato con una pistola, non prima di avermi fatto vedere qualche pudenda en-plein-air. Niente di ammirabile, devo dire).

Noi, stolti, pensiamo di arrivare come minimo ai settantanni. Se poi ci comportiamo bene, allora Gesù sarà bravo e ci farà arrivare fino agli ottantanni, magari ai cento. La vecchiaia è una malattia, così la tratteranno nel futuro, quindi per ora siamo solo una banda di sfigati che nel futuro guarderanno con la stessa pena con cui noi valutiamo la vita in mezzo ai dinosauri: te l’immagini che macchiette, morire a ventanni sbatacchiati da un gigantopiteco? Diranno lo stesso di noi: te l’immagini che idioti? Morire a settanta di vecchiaia?

La luna però regola umori e maree, oggi come domani e pure come ieri: una bella luna piena e gialla per il riflesso del sole dall’altra parte del vuoto cosmico sa come farci prendere decisioni sbagliate, testate, come farci bere un bicchiere di troppo, come provocarci un desiderio di autodistruzione e, se ce la mandano buona, di scrivere poesie. Da emozioni mortifere e dolori ritenuti impossibili da superare sono nate le noci più proficue della storia dell’uomo, le pagine più profonde e le canzoni più appassionate. Per quanto mi riguarda, mi basta la poesia degli uomini e la ballata della loro imperfezione per farmi sentire vicino alla divinità, e l’indulgenza verso le altrui marronate è forse la forma più contemporanea di carità.

La luna, si diceva. Stanotte spero che sia piena. Stanotte inizia un nuovo corso, lo so, perchè mi è venuto un malditesta tremendo, come dopo che si è dato un esame che è andato molto bene anche se non si era studiato molto. Ma perchè la gente si riempie la bocca di Cristi e Madonne se poi combina le peggiori vaccate possibili? Io, non l’ho mai capito.

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