Parcheggiare non è cosa semplice, eppure questo viale alberato ha una macchina dietro l’altra, in ordine, con poco spazio fra il paraurti successivo e il parafanghi precedente. Solite macchine occupano soliti posti, come se una volta ottenuto un posto con permesso fosse vitale non spostarsi mai di lì: se non sbaglio il foglietto si riferisce ad un’area intera, ma credo che sia cosa umana il volere abbandonare temporaneamente un oggetto sempre (almeno) nel solito posto, per farlo sentire meno solo.
Sopra le auto stanno i gatti accovacciati a godersi il caldo rimasto dall’ultimo utilizzo; a ritmo abbastanza frequente una di quelle pallotte con dentro le castagne che non si possono mangiare cade sul cofano, *tong*, e fa saltare gli animali assopiti di un metro verticale da fermi: è un momento di grazia per i colori e gli odori, continuo a non capire perchè le ferie si prendono ad agosto. Forse mi sono affezionata a questo posto senza permettermi di pensarlo, forse lo odio per la sua meschina tranquillità: non lo so, e comunque non ha nessuna importanza ai fini della mia decisione di andarmene.
Le cose sono già decise, e meno male: disporre interamente di me e del mio futuro per il resto dell’esistenza è roba da crampi ai polpacci. Dicono che “la vita è quella cosa che succede mentre sei impegnato a fare altro”, e mi sembra una cattiveria terribile, accidenti, che può rovinare un’esistenza vera, mentre siamo impegnati ad arredare casa nei toni del rosso oppure nel costruire una scuola con mattoni d’argilla nel Laos – posso anche aggiungere che costruire un edificio è meno difficile di coordinare dieci persone che abitano nello stesso condominio? E che le conseguenze dei due comportamenti non sono così diverse?
Mi è sempre piaciuta la strada di questo paesino, di notte, con le macchine parcheggiate sempre nel solito posto, le prostitute che ancora non muoiono di freddo disposte in fila indiana, i bar chiusi perchè la notte si sta a letto e il traffico intenso che senza semafori e vigili scorre senza fatica. Mi affascinano le sue case di cemento con le luci sbagliate, i mobili marroni e l’aria sinistra che ha ogni tentativo di arredare un ambiente. Chissà chi ha inventato i soprammobili.
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