I media urlano al miracolo, alla bellezza ritrovata, alla Monroe, alle curve che piacciono agli uomini e alle donne ogni volta che una donna normale, dico bella, ma di massa corporea superiore a quella della media Ghanese, arriva al successo. E’ il caso di Scarlett Johanson. Donna attraente più per la somiglianza ad una parrucchiera slava che per un talento debordante, la nostra ci si presenta circa dieci anni fa con un popò di proporzioni di tutto rispetto. Vestita ancora senza uno stylist, Dio se li pigli tutti, ha uno stile zuffone, un pò volgarotto, con curve normali per una che è lievemente in sovrappeso – sempre rispetto alla Tanzania e la California. La pelle, incredibile, e la ciccia, perfetta, la rendono una burrosa eccezionale. Evviva queste mozzarellone di bufala, che ci fanno sembrare tutte più femminili, che rispostano l’attenzione del mammifero maschio laddove deve stare: tette e sedere. Sederone, anzi.
Altro che Elle MacPherson, con quindici metri di gambe e taglia 34; altro che Jolie, con un peso forma di sedici chili di cui dodici nella bocca – naturale, dannata lei, questa è una bonona alla Salerno, ma con gamba corta e cosciotto, con boccona e bracciotte. Questo fino a che inizia la parabola Hollywoodiana, che mi appresto a spiegare. Si inizia con un film di successo, per cui si attira l’attenzione. Si prosegue con un film d’autore, in cui la Jessica Alba di turno decide che tingendosi di nero i capelli sarà presa più sul serio o persino la cameron Diaz, che eppure è eccezionale, si presta a un film coi capelli crespi come Being John Malkovic, pur di spostare l’attenzione dal garrese alla recitazione.
Si prosegue con dei trattamenti estetici non bene specificati, per cui la pelle diventa trasparente come quella di un pene e le attrici diventano traslucide. Si passa ai capelli: diventano tutti miele-soffice-ondulato-eppur-liscio. Si alza la scrinatura dei capelli. Si affina il trucco, non più colorato ma tone-sur-tone. Si iniziano a scegliere bene le scarpe. Si passa ai vestiti che garbano alle donne, e solo a loro, nei colori “calza di vecchio”. Si fonda una ONG. (Si adottano quindici negri). Si compra una Lexus. Si prende parte ad un film block-buster per cui sia necessario fare otto ore di ginnastica al giorno (in realtà c’è una lista, in cui le attrici comunicano l’anno in cui si spenderanno in attività agonistica tipo Comaneci, e i produttori si regolano di conseguenza. “Oh! C’è la Dunst quest’anno inizia a fare Pilates Skizzo, che si rivoga? Paperino? Batman? Aladino?). Si perde un sacco di peso. Si nega di avere perso un sacco di peso. Non si infila più un film nemmeno con l’ago.