L’amore. Che sfugge a chi ce l’ha.

Juanita de Paola

L’amore, caro Filodemo, si nasconde nei cassetti che dimentichiamo, quelli dove finiscono le mutande vecchie che non abbiamo il coraggio di buttare via, i calzini spaiati color topo-finito-in-lavatrice, le lettere che non hanno più nessun significato se non ricordarci che una volta, molto tempo fa, lì dentro stava ogni significato. L’amore sono le cose volgari e scontate, come il regalo il giorno del compleanno, invece di io preferisco i regali i giorni a caso: non è vero, tu sei semplicemente una persona tirchia.

Non riesco a pensare a nient’altro che alla tosse della mia bambina questa notte, e mi ferisce più di ogni pena di cuore che io abbia mai passato, eppure mi ricordo perfettamente di ogni stretta forte al petto: ne ho avute molte. Certo non mi sono risparmiata fette, ho elargito pezzi di me appena ne ho avuto l’occasione – A dice che li ho buttati via, ma io credo che lui sotto sotto mi invidi per non avere mai saputo tracciare la linea decisa fra me e l’altro. I bambini non tossiscono, abbaiano, e alle mamme sembra un latrato. E’ come uno squarcio.

Ho fatto l’amore, qualche volta, anche per pietà. Ho pensato che anche se non era nulla di che, valeva comunque la pena: ci sarebbe potuta essere bellezza da qualche parte, dico un gesto inaspettato che rischiarasse la stanza, un’espressione da tenere a mente. Non deve essere un caso che ricordo tutto, ogni particolare, di questi abbracci, mentre dimentico ogni cosa del resto. Forse è successo anche con me, probabilmente qualcuno dei baci che ho segnato sul diario sono stati dati per darsi la buonanotte senza parlare, o per acquietare il mio sguardo indagante: e allora?

L’amore è sottovalutato. E malinteso. Lo si legge negli occhi dei vecchi – categoria orizzontale – che sperano sempre che il tuo finisca, che tu impazzisca, che tu trovi qualcuno nuovo: è a sè che parlano, perchè hanno perso la poesia del proprio riflesso. Non si piacciono più, quindi non capiscono che ci si impegni ogni giorno a farsi piacere gli altri, specialmente se con questi si vive, si mangia, si va dal dottore, si duplicano le chiavi. La posta è diventata orrenda da quando ci sono le emails, perchè le lettere belle finiscono tutte nel computer – a comando, si sente l’esigenza di parlare a qualcuno e si scrive, sapendo che entro poco saremo letti -, ma le bollette continuano ad arrivare col postino. E l’amore, anche, è diventato così: la parte magnifica se la cucca l’immaginazione, quello che ancora non abbiamo, mentre la dedizione se la piglia il cane, il lavoro, la macchina. Siamo strani.

2 Comments

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