Nottata pesante, cui seguirà pranzo con parenti, figli, nipoti, madri, ricordi di padri, merendine, befanotti, regalini, cartoni animati, rutti sommessi di spalle come si conviene alle donne. L’unico sistema per potere sfangare un giorno di festa quando nel cuore si hanno, oltre ad arterie e venuzze, molecole di dolore e ricordi assassini, è un bicchiere di champagne. Ora, non me ne vogliano gli entusiasti dello spumante, ma Laurent Perrier è uno, bino, trino, divino.
Una potrebbe sopportare di tutto, nella vita, ma non di dovere passare la sua esistenza con un uomo perbene, uno che mette da parte ogni euro e fa invetimenti in titoli giapponesi, così da avere un ritorno certo fra cinquantanni, quando i figli saranno grandi e gli amici perlopiù sepolti. Anche l’idea di avere una casa che diventi feticcio non mi entusiasma: allarga il garage, espandi la piscina, dipingi il tavolino, acquista un quadro d’autore, insomma, si sa, sono tutti espedienti per fare finta che non si debba morire. Eppure.
La realtà è molto diversa: se fossimo furbi apriremmo le nostre case ai nostri amici, trasformando ogni stanza in una camera dove si può dormire, appendendo amache in terrazza e sopra la vasca, facendo la spesa di poche cose, chè il corpo è come un mulo e non va viziato, ma buone – per tutti. Bisognerebbe ritrovare lo spirito della caverna, l’onestà di ammettere che l’unico amore che si può coltivare per sempre è quello per gli altri, altro che.
Bibliografia: Willow weep for me
ig
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