Le donne che amano le donne.

sandrab

Bisogna essere una donna per sapere quanto l’incapacita’ femminile di emanciparsi dallo sguardo del maschio alfa abbia potuto in termini di distruzione rispetto a qualunque sciovinismo: metti in una stanza un uomo piacente e due donne, e alla domanda “sei piu’ geisha o piu’ donna in carriera” vedrai un genio del Cern e una femminista della prima ora trasformarsi in due handicappate che enumerano ricette e si spacciano per esperte di massaggio thailandese coi piedi. E’ piu’ forte di noi, ed e’ normale probabilmente, in fondo tutte siamo li’ a bramare lo scettro della piu’ bella, della piu’ brava, fino all’ultimo giorno della nostra vita – scettro consegnato da un uomo, si intende. Questo pero’ non giustifica le opinion leaders, le giornaliste e qualunque ragazza in prima fila, tutte quelle che danno il LA nel concerto dell’evoluzione della donna, quando queste dimenticano la persona per rincorrere lo scettro, quando scelgono il compiacimento del maschio a dispetto della verita’. Quando leggo un’intervista dove una donna spiega come a lei basti una carezza sul collo per raggiungere il climax dall’interno, io leggo in realta’: caro lettore maschio, non ti preoccupare, io sono completa, anche li’. Eppure si sa che 96 donne su 100 devono alcuni fra i migliori attimi della loro vita al clitoride, questo straordinario, ma non lo diranno mai a nessuno, perche’ crea terrore in ogni uomo l’idea che il nostro apparato riproduttivo godereccio sia praticamente indipendente. Oppure. Dichiarare in un’intervista che innamorarsi a sessantanni e’ meraviglioso e che il sesso e’ piu’ coinvolgente ancora, vuole dire ammazzare tutte quelle disgraziate che ce l’hanno fatta ad uscire vive dalla menopausa, e che ora non si ricordano il concetto di piacere travolgente a meno che non stiano aspettando la torta alla meringa al ristorante. E no, senza la chirurgia plastica non ci si trova con la pelle come pesche a cinquantanni: si sembra dei cartoni animati con le grinze, invece, mentre dentro ancora brucia lo spirito dei sedici anni. A quarantanni e’ altresi’ impossibile entusiasmarsi per un regalo brutto e poco costoso, a trenta l’uomo chitarrista fantasioso diventa tutto di un tratto un animale a quattro teste, a venti l’idea di generosita’ e’ liberare il bagno prima delle undici di mattina e a dieci sarebbe bello essere bionde con gli occhi azzurri: e allora? A mia figlia diro’ la verita’, sperando che ne faccia buon uso, o che perlomeno non viva come me nella continua frustrazione di sentirsi meno brava di quelle che lo fanno dodici volte a settimana e sono felici, di quelle che partoriscono e tornano in forma in due giorni, di quelle che accolgono il loro neonato bambino con un manuale e una bilancia a grammi, che aspettano il marito con la pasta al forno tiepida, anche dopo un consiglio di amministrazione di quattordici ore. Amore, le diro’, guarda, la mamma e’ stata cornuta, non ha mai imparato a cucinare e ha fatto del buon sesso di media una volta su quattrocento, ha perso le staffe in ufficio ogni volta che le e’ venuto senza avere paura di sembrare una gallina isterica con le mestruazioni e si e’ battuta perche’ il rotolo della carta igienica lo comprassero a turno la segretaria e il presidente, perche’ gli schiavi non ci dovrebbero essere e le piu’ grandi detrattrici delle donne sono le donne che non hanno un po’ di ironia. Amore, si puo’ essere felici e libere, basta ricordarsi che gli uomini ci amano, mica ci misurano. Cerca di volergli bene alle donne, sono creature straordinarie, come te.

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