Limbi pre-ferie.

stanca

Quelli di noi che non solo devono ancora partire per le ferie, ma devono anche trovare quando, dove e come vacare, vivono in una dimensione parallela: si riconoscono dallo sguardo allucinato ma anche esaltato, dalla maniera con cui guardano il cellulare, sperando che alla prima vibrazione esploda ma non riuscendo ad abbandonarlo nemmeno la notte,  si individuano anche dal colore topo di cuoio raggiunto con un-fine-settimana-uno di sole dalla mamma, prolungato con lo spray autoabbronzante. Quelle di noi che ora hanno anche la dolce meta’ e i pargoli in ferie hanno inoltre tutta una serie di malattie psicosomatiche derivate dal doppio stress del lavoro estivo unito ai sensi di colpa (indotti): Juanita ma devi proprio andare oggi? Mammina ma perche’ non rimani qui con me in piscina? Juanita ma torni in tempo per l’aperitivo? Ed ecco che la sottoscritta, madida eppur gobba come Quasimodo, dopo undici ore di ufficio, grigia come il condizionatore del ’20 che recicla ancora le spore di Chernobyl, arriva splendida, bianca fosforescente, a tutti gli aperitivi del paesino. Li’ incontra il suo amore, fresco e profumato, che le getta in collo la bambina, che vuole fare il girotondo e andare sulle macchinine. Dopo un bicchiere di vino trangugiato per la sete e a stomaco vuoto (tutti i bar del pranzo sono in ferie, a proposito) la nostra inizia viaggi mentali tipo peyote, visioni oniriche di io su Marte, sola con una bomboletta di ossigeno e una bella tuta, senza materia che trasporti il suono. All’inno mamma mi scappa la cacca si va quindi al bagno, seicento gradi centigradi, si costruisce in un minuto un’opera di alta ingegneria per fare espletare al bebe’ il tutto senza toccare terra, pareti e fossa. Con una coltre di sudore che imperla la peluria del viso come la rugiada i fiori al mattino, si torna al divanetto, dove lui fa l’interrogatorio sulla giornata, che mi racconti, e cosi’ via – l’avvenimento piu’ esaltante e’ stato che, senti questo come e’ divertente, oggi c’e’ stato uno scambio di linea telefonica, sicche’ mi hanno chiamato un sacco di persone per farsi il colore invece che per fittarsi una villa – con relativa litigata e musi bui. Si prosegue con la passeggiata serale, il gelato e gli attacchi mortali di narcolessia, con sbadigli mascherati da emiparesi. E’ da non molto che ho cominciato a guardare con invidia quelli che vengono caricati sulle ambulanze.

1 Comment

  • Febbraio 14, 2020

    ig

    Hi i am kavin, its my first occasion to commenting anyplace,
    when i read this article i thought i could also make comment
    due to this good piece of writing.