Mi si è piantato un chiodo nella testa da un pò di tempo a questa parte, che cos’è l’amore, che cos’è l’amore, che cos’è l’amore. Riguardo indietro e cerco di ricordare tutto, provo a cercare tracce di letteratura amorosa nel mio percorso e torno cacchia-cacchia alle immagini di repertorio, forse quelle dei film, sicuramente non quelle dei miei genitori: non combacia nulla.
Certo, ricordo la prima volta che mi sono trovata da sola nel deserto spagnolo, e ho pianto di così tanta felicità che credevo mi stesse per arrivare un infarto. Poi mi torna in mente una notte, in montagna, tutti chiusi in una tenda e fuori il vento freddissimo. E poi Giulia, nel bosco con la chitarra. E poi Eva, accovacciata sulle mie gambe mentre cercava di riprendersi da una briaa madornale.
Ma l’amore, dico, quello dell’aspettare al telefono, non mi è mai capitato forse. Bisogna che me lo chieda, perchè la gente mi guarda con sospetto quando dico che il mio fidanzato (pronunciato con la zeta morbida) vive a Londra e ci vediamo quando possiamo. Se poi aggiungo il “compatibilmente con gli impegni di tutti e due” vedo narici che si spalancano, ma come, ma non aspetti il tuo uomo a casa? Certo, appena posso, ma che ho detto, mi viene da balbettare, che devo fare, vi devo convincere?
Fra ieri e oggi però sono stata sottoposta ad una vera contraerea, al punto che ho chiamato l’Inglese e gli ho chiesto se secondo lui io lo amo, se non sono troppo indipendente, se non gli viene mai voglia di una a casa che cucina (non in senso dispregiativo) ed è accogliente. Mi ha detto non sono mica un omosessuale latente, sono un vero finocchio e tu sei una fag-hag, ecco perchè sto con te. E per le tette. Quindi io credo che siamo a posto.
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Ma che vuole dire amore? – Le Dispari Opportunità