Messaggio ai miei ex, nel caso stessero pensando che sono felice (anche) senza di loro.

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In questi ultimi mesi ho ricevuto notizie riguardo i miei ex, peraltro senza richiederle, che mi hanno allarmata: quello palestinese che si è fidanzato con una pr, quello che c’ha una che lo tonfa, quello che si separa, quello che si divorzia – e tutti, te l’avevo detto – e se pensassero che io ho una vita felice, molto più felice di quando stavo con loro? Non sia mai. Li voglio rassicurare. Specialmente uno. Voglio assolutamente la palma e il primato della più grande cornuta e mazziata della regione Toscana (and beyond), che mi spetta di diritto, e spiegare loro che persino quella volta che uno ha messo incinta un’altra mentre stava con me non ha raggiunto i picchi di miseria e noia che io da sola sono riuscita a tirare fuori ultimamente.

La Terapia Familiare di Gunderson si raccomanda di dedicarsi ad attività ludiche anche durante i tempi più bui, per la precisione dice: “C’è dell’altro nella vita oltre i problemi, dunque non trascurate i bei momenti”, che a dirlo così sembra semplice, ma quando vivi con un alcolizzato dalla personalità borderline e narcisistica, non nel senso che si garba molto, ma nel senso della patologia, può sembrare un ostacolo insormontabile: ma quale divertimento? Ma quale altro? Quindi, fra una minaccia di suicidio (lui) e una programmatica distruzione di tutte le porcellane e vetri della casa (ancora lui), la allegra vita familiare disastrosa di ambarabaccicciccoccò, la figlia del dottore, che poi sarei io, prosegue fra un vernissage e una cena con questo e quell’altro. Poi si torna a casa e la carrozza ritorna zucca, il cocchiere si ritrasforma in caffettiera e il principe si trasforma in Ursula della Sirenetta, e fa un completo cross fra due fiabe Disney.

Già vedo la mia storia diventare una novella per bambini: ” e un giorno, il bel principe si mise a tagliare il castello con l’accetta, mentre la principessa diceva, shhhh cazzo, la bimba dorme”, oppure “e lei lo salutò da lontano, con la manina, mentre lui montava sull’aereo, e lei sperava che questo si frantumasse sulla barriera corallina con grande fragore”. Perchè la cosa fondamentale in questo caso, che non so nemmeno che cosa sia, è mantenere il senso del ridicolo: dopo il ventesimo tentativo di suicidio (di nuovo lui) bisogna cominciare a spostare l’attenzione sulla metodologia scelta, e magari farsi una risata. Finchè non si spiaccica.

Intanto oggi torno a casa dalla mamma, poi si vedrà. Una cosa ho imparato in questi anni: mai litigare con una persona più stupida di te, pazza o ubriaca, qualcuno potrebbe non accorgersi della differenza.

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