Una madre mangia i suoi figli causa mancanza cibo, un’altra li infila nella casa di una vicina perchè non ha voglia di crescerli, un’altra ancora sacrifica quello più debole, a favore di un altro che sembra più forte, mentre una giovane femmina si mangia il fidanzato dopo averlo sollazzato: scorci dal magico mondo della natura, dove incesto e cannibalismo sono l’altra faccia di musetti simpatici e peletti arruffati. Nulla di cui stupirsi, come non c’è da farsi venire la nausea quando i cani si masticano un cingomma di cacca per strada o i gatti si compiacciono di una bella palla di vomito. Anzi, osservare la natura con spirito critico, distante, ci aiuta a comprendere azioni che altrimenti non sapremmo considerare: la violenza sui bambini, sui deboli, l’omicidio e così via.
In natura i deboli muoiono, ragion per cui io devo solo all’esistenza di certe medicine la mia situazione di sopravvivenza: con due collassi di acetone da piccola, un anno o quasi di ospedale con flebo nel collo, subisco con un certo fascino i discorsi di chi mi invita a seguire il corso naturale delle cose. Ho anche sofferto di una strana sindrome per cui i follicoli, prima delle mestruazioni, invece di gonfiarsi e tornare indietro scoppiano, con un dolore molto simile (ora lo posso dire) a quello del parto. Ho potuto, grazie a dosi massive di Voltaren e Toradol, continuare a lavorare e studiare durante “quei giorni”, se invece avessi seguito i rimedi naturali (camomilla e mattone caldo sul ventre) avrei dovuto prendere una settimana al mese di ferie. Non solo, mi sarebbe venuto un infarto, probabilmente.
La natura come impositrice delle regole che governano la nostra vita è una stronza terribile: ci fa invecchiare, ci fa ammalare, ci fa auto eliminare ed ingrassare quando non siamo innamorati; ci fa desiderare nipoti e ragazzine man mano che perdiamo grinta, ci fa invidiare chi sta meglio di noi, ci fa rizzare il pelo se si avvicina una persona diversa da noi – colore, altezza, sesso – in segno di difesa. Ci fa naturalmente prendere le parti di chi è simile a noi, per costituire gruppo, proprio come le bestie. A noi donne fa anche perdere le persone che amiamo, che scelgono una più giovane, ancora fertile, quando siamo invecchiate e più fragili. Oppure impedisce che si rimanga incinte, se le prende così.
La natura è tutto quello che disprezzo. Perchè credo che nulla sia ineluttabile, che tutto, fuorchè le malattie mortali (e fra un pò non lo saranno più) sia correggibile a nostro favore: con l’aiuto della scienza, delle medicine, delle pratiche invasive, purtroppo anche della sperimentazione crudele (vivisezione), del combattimento strenuo a canoni che hanno milioni di anni e che si stanno evolvendo più lenti dei nostri desideri. Questo universo è il nostro campo di gioco, e se domani mattina qualcuno mi dicesse che mi posso cambiare tutti gli organi per stare accanto a mia figlia, a sua figlia, ai suoi nipoti, per vederli vivere e crescere per altri cinquecento anni, io lo farei. Senza esitazione. Se un giorno, come credo, classificheranno la vecchiaia come una malattia, mi dispiacerà non avere avuto la pillolina che elimina il deterioramento delle cellule.
La vita felice, avere figli a sessantanni, l’eternità, lavorare quanto basta, sono possibilità. Che nessuna religione o morale ci possono levare, specialmente se queste non hanno nulla a che fare con il nostro diritto di sperare che un dio ci sia, che sia buono, che ci legga dentro. E a chi obietta le solite minestre rispondo come S: hai mai visto un bambino zingaro depresso o un inuit cui vengono le stimmate? Effettivamente no. C’è che la vita che si vive, lontana dalla morale di rete 4, è più semplice di quel che pare, fecondazione in vitro compresa.
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Natura o artificio? – Le Dispari Opportunità
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