E Dio invento’ Settembre, e vide che era cosa buona. E poi invento’ Ottobre, e vide che era cosa quasi buona. Poi gli scappo’ Novembre e, per farsi perdonare, invento’ il Natale a seguire. Nella testa di molti, Settembre e’ l’inizio dell’anno, perche’ il ritmo preso a sei anni e’ quello che rimane stampato per sempre nella mente di tutti, quindi e’ impossibile non alzare la testa davanti ai negozi con le agende di carta (CARTA), le penne, le matite e gli zaini, e desiderare di avere la mamma li’ accanto. O la carta di credito. Non e’ successo una volta sola, devo dire, che io sia entrata in una cartoleria dopo averci abbandonato duecento e passa euro, fra cosine, pennini, matite double-face, gomme che contengono pupazzini, quaderni di carta di seta, agende uso banca con due anni di agenda in fila e cosi’ via: lo stesso stato di eccitazione di un pervertito al banchetto dei film zozzi, molti di noi lo hanno nella cartoleria.
Settembre e’ anche il vero capodanno morale, il mese in cui si fanno I propositi per l’anno a venire e, al contrario di quelli del primo gennaio – diluiti in litri di pessimo champagne (oibo’) e almeno due tavolette di Xanax – va a finire che qualcuno riusciamo a mantenerlo. A Settembre e’ tutto possibile, tutto nuovo, come la classe successiva; ed e’ vero che senza sapere il programma dell’anno precedente faremo fatica ad apprendere quello nuovo, ma e’ anche vero che dai, uno se la cava anche senza ricordarsi le guerre puniche o la drammatica questione della diaspora: siamo italiani, ci dai una pizza e ci facciamo una radio.