Pensiero stupendo.

Vivere una vita morigerata e’ la piu’ grande trasgressione, la piu’ grande fatica e il piu’ grande compenso in terra. Non che io possa finire mai sulla carta di uno cioccolatino come Santa Juanita, insomma, le mie marachelle le ho combinate e continuo almeno a pensarle, ma tutto sommato fumo poco, se qualcuno mi racconta una magagna cerco di ascoltare, cammino molto, tengo I segreti vita natural durante e sono una buona diavola. Detto questo, una vita senza dare un’occhiata al menu’ delle tentazioni e’ di una noia insopportabile, quindi noi tutti ci concediamo piccoli pensieri e trasgressioni virtuali per non ferire nessuno nella realta’, per non rimanere scottati come gatti in una pentola a pressione, per giocare dove nessuno si puo’ fare male. 

 Il neo calvinismo e’ una delle possibili soluzioni alle proprie ubbie – consiste nell’immettere in lavoro, studio e buone cose tutte le energie eccedenti la regolare produzione – e un motore infaticabile, dacche’ di moti liberi sparpagliati nel cervello umano ce ne sono a bizzeffe, tanto vale fare come quelli che riciclano I materiali nei bidoncini della propria cucina, trasformando cose vecchie e imbruttite in nuova fonte di consumismo e, therefore, felicita’. Un’altra cura alla propria voglia di trasgredire e’ guardare un documentario qualsiasi su Current e vedere dove porta l’indulgenza. Oppure andare a trovare uno dei propri amici che si sono sposati per la terza volta e constatare che cambiando l’ordine degli addendi, il risultato e’ comunque irto e poco piacevole.  Un po’ di gioco, dunque, non puo’ che fare bene, e a questo proposito ieri sera ho avuto il piacere di assistere ad una schermaglia direi eccezionale.

Mettiamo che ci siano tre famiglie, mettiamo che siano in vacanza, mettiamo che una delle famiglie ospiti un giovane uomo da un altro Paese per (lui) imparare l’italiano e (tutti) migliorare l’inglese. Mettiamo un ristorante della provincia toscana piu’ recondita e ignorante. Mettiamo una donna molto bella sulla cinquantina e un marito molto distratto, uniti nel sacro vincolo non piu’ di sei mesi fa. Il balletto degli sguardi inizia fra il mio giovane ospite e la signora, che se Dio vuole non sa che ho un blog ne’ parla la mia lingua, ma se mi trova te l’avevo detto che e’ un imbecille, ma tanto te sei una testa dura: insisti, sono tutti uguali. Lei, la Miranda, sfoggia un paio di gambe da infarto e, in genere, quando esce con me si mette microgonne perche’ io ce la spingo: mi garbano le cose belle, e quei sei metri di leve sono da vedersi. Lei lo sa, ride, e si concia cosi’, come se avesse ventanni. Lui, il Mario, bellissimo uomo dai trascorsi libertini, deve avere dedicato talmente tanto tempo a se’ stesso che ora e’ cieco, non vede, non si accorge. Non la vede, la Miranda in tutto il suo splendore. Le rimprovera l’eta’ ridacchiando, e lui sembra un decrepito dongiovanni dalle palle ormai mosce, e lei e’ sempre bellissima anche ingrassata, anche rugosa, ma tant’e’.

Il mio giovin ragazzo ospite, nel fiore degli anni ruggentissimi, dopo avere rubato una sigaretta alla cameriera piu’ carina, avere giocato con tutti I nostri figli, avere bevuto un limoncello di nascosto al bar – l’Italia, terra di liberta’, non e’ vero? – e avere fumato la sigaretta di prima con un’altra cameriera, torna al tavolino e si accorge che la Miranda e’ triste. Come se ne accorge? Beh, da molte cose. Ma gli occhi della Miranda sono come specchi di luce, mettiamola cosi’. Il giovane virgulto si piazza a sedere in linea d’aria proprio davanti allo sguardo di lei, almeno una quinta, e chiede come si coniuga il verbo “adoro” in italiano. Miranda acchiappa, e dice “io adoro”. Il baby dice “tu adori”. E proseguono, fino a “noi adoriamo”, dove toccherebbe a lui e basta, ma lei si sovrappone. Io mi giro verso il Mario e verso gli altri: nessuno afferra. Qualcuno parla di Bot (rendimento quasi nullo, ma sicuro, dicono), qualcuno parla di burocrazia, qualcuno mangia a sette palmenti e I bambini ci stanno funestando la cena, al solito. Nessuno si accorge che quei due stanno praticamente copulando a suon di parole e io decido di fare quello che e’ giusto e corretto: faccio finta di tagliare la pizza, mi metto in ascolto e verifico che Mario non si insospettisca, in quel caso interverro’ con un argomento a sorpresa e distrarro’ la plebe. Qualcosa del tipo “ma lo sapete che Obama e’ stato in vacanza con una mia amica?”. No, forse, “mi ha punto un’ape sul sedere, mi si sta gonfiando tutto”. Mica peraltro: odio le cene rovinate dagli altri, e’ un diritto che mi arrogo io e io sola.

Finita la coniugo-coplulazione, il giovane ospite chiede alla Miranda di scambiarsi la pizza, almeno una fetta, “voglio provare tutto”, dice il guascone. (La Miranda giuggiola. Ancora nessun interesse dal Mario.). Lei taglia la fettina e gliela porge, mia figlia ha rubato un crostino dal tavolo accanto e mi vado a scusare – ah I figli, si’, che carina, si’, anche il suo, proprio bellino, complimenti, arivederci, speriamo mai piu’ -, rinconquisto la mia posizione. La Miranda sposta la seggiola dal Mario in maniera appena impercettibile e si schiera come un soldato ateniese in linea d’aria sattamente a 180 gradi dal guascone, che fa altrettanto. “Cosa farai qui?”, chiede lei, “voglio studiare Italiano, un lingua cosi’ musicale, cosi’ bella” dice lui. “E come hai conosciuto Juanita ed Erin?”, chiede lei. “Sono figlio di ministro di chiesa, dice lui” – (e’ son of the preacher man lui, capito?), mia zia amica, mi mette qui con loro, bravi” dice lui. E si leva gli occhiali da vista. La Miranda, che e’ Mrs Robinson in questa serata di fine estate, si sta trasformando sotto gli occhi di tutti: ora ha sedici anni, non ha piu’ una ruga, le si arricciolano I capelli che erano tutti lisci di parrucchiere, e’ rossa in faccia che sembra un pomodoro pachino; si sposta il ciuffo da un lato e dall’altro, piega il collo a sinistra e poi a destra e poi si appoggia sui palmi delle mani, gomiti sul tavolino, zizze strizzate che fra un po’ si alzano e se ne vanno da quanto stanno fuori. Nessun segnale dal Mario, io invece ho mangiato una pizza di un metro di diametro in due minuti due, ordino uno jegermeister preventivo, tanto nessuno mi puo’ chiedere perche’: il resto del tavolo dibatte sull’economia mondiale, peraltro sparando delle boiate che se solo non fossi impegnata avrei gia’ rovinato l’appetito a tutti, ma tant’e’.

La cena continua, e la schermaglia pure, fino a che lui si alza e dice vado a vedere cosa c’e’ fuori e, dopo dieci secondi, la Miranda alza la mano come a scuola e dice che va al bagno. A quel punto faccio quello che ogni amica discreta farebbe, la seguo e le chiedo Miranda, ma che cosa cazzo stai facendo? E lei mi dice devo fare la pipi’. E io davvero. E lei davvero. Allora vengo con te, ti faccio compagnia. E lei levati dalle palle. Miranda lui ha ventanni. E lei e io cinquanta. E io fra trenta ne avra’ come Mario, guardera’ le ragazzine di ventanni, mentre tu ne avrai ottanta, che te ne pare? Miranda mi guarda come se avessi appena rovesciato un secchiello di vernice sul suo bel vestitino bianco, e mi dice che palle che sei. Lo so. Ti voglio bene. Anche io. Recupero al  laghetto il giovane Hoffmann che, vedendomi, ha lo stesso sguardo felice che si ha quando viene la Guardia di Finanza in ufficio, e con uno sguardo silenzioso ma pestilenziale gli comunio di tornare al tavolo. E lo fa.

(Il bambino oggi e’ al mare, l’ho messo sul treno alle sette e venti, un buon bagno raffreddera’ gli spiriti. Ho come la sensazione che lui non si ricordi nemmeno chi c’era a cena ieri sera, e che la Miranda, stanotte, abbia finalmente compicciato qualcosa con il Mario. La vita e’ meravigliosa.)

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