Montecatini Terme, ridente paesino in provincia di La Perla, è per davvero interessante: la gente porta il perizoma a vista anche dopo i quattordici anni, età sola in cui sarebbe legale infilarsi fili fra le chiappe. Oppure si gonfia le labbra (quali?) oppure va a bere l’acqua e poi gli scappa la popo’. (Popò è una parola che mi fa ridere ancora oggi che ho 33 anni; amore ti scappa la popò? è la frase più temuta da tutti gli adolescenti che vanno a trovare le nonne che vivono lontane; bada che popò d’affare si dice invece per indicare oggetto, cosa molto grossa). Montecatini è in Toscana per motivi che mi sfuggono, credo sia nata su un rovina atzeca che gli extraterrestri hanno innestato qui, credo anche che sia costituita del materiale d’avanzo del porto di Montecarlo, e che chi la abita se ne sia fatta una ragione fra aperitivi e paste del Giovannini. E’ zona calda, ad alto tasso erotico eppure chiozzotta, sempliciotta, con la sua parte nuova che fa venire attacchi di angoscia fisici. Ma anche il parco, con le panchine disposte una a chilometri dall’altra a formare la scritta “gnudi” dall’alto e i cani che cacano a tutto spiano può essere fonte d’angoscia, specialmente in prossimità di una grande statua di domopak che non fa acqua per nulla, ma si vede che era nata per quello. A Montecatini si fa lo shopping, e si deve scegliere fra Morini e Bonvicini, che si sono fatti prendere la mano e si sono acquistati rispettivamente il lato destro e il lato sinistro della via principale. Credo che per sopravvivere economicamente stiano obbligando i loro (160) commessi ad acquistare un capo costosissimo al mese. Il mio angolo preferito di Montecatini è quando ne sento parlare, da lontano, a Vellano.