Mi alleno da anni a vedere i coccodrilli sbranare cuccioli di babbuino (o gnu o altri animali) per sviluppare una difesa che l’occidente non ha: la constatazione che la morte è cosa naturale. I bambini giapponesi frequentano i funerali e vegliano i morti, e da grandi hanno un atteggiamento più fatalista del nostro, meno doloroso, ecco. Mi convinco che non è detto che se le statistiche ci danno fino agli ottantanni se ne raggiungano nemmeno trenta, mi devo auto-inculcare nel cervello l’idea che il dolore è parte del ciclo esistenziale come tutto il resto. Infatti, dice il commentatore di national geographic (ndj, coccordilli assassini è il documentario in questione), quasi mai in natura si assiste a un lieto fine, ma anche la morte fa parte dell’infinito ciclo della vita.