Fra le categorie che mi sono piu’ invise nella vita, ci sono quelli che hanno smesso di. Non tutti, certo, solo quelli che provano a fare smettere me. Da ormai vari anni mi fumo le mie due sigarette al giorno, una dopo pranzo e una in orario di cena, con la finestra aperta al riparo amato della mia casetta, dove ho destinato un’area debambinizzata ai piaceri secolari: la lettura dei quotidiani, il bicchiere della staffa, la scrittura del blog o dei miei quadernini del lavoro, le chiacchiere notturne con qualcuno dei mille ospiti all’anno che stazionano in casa mia per riprendersi da traumi deliziosamente adolescenziali come l’amore, la forma perduta o la perdita del lavoro di una vita – da me segretamente invidiati a morte – , e persino la rielaborazione digitale delle mie foto preferite. In questi tre metri quadri che con un’iperbole io chiamo Lo Studio si sono consumate e si preparano infinite sessioni di peccato materiale e di vita vissuta, e’ un’area che, se in fisica le multe fossero x, sarebbe composta di particelle 1/x. Qualcuno dei miei ospiti ha qualche volta timidamente provato a convertirmi sulla via di Damasco, spiegandomi che sicuramente moriro’ di cancro oppure guardandomi con un’aria orripilata quando ho spedito mia figlia fuori di li’ – vai a giocare in camera tua, dico, gettando la pargola nell’orrore dell’autonomia creativa fra I suoi giochini, le sue carte e I suoi colori – invece di accoglierla fra le mie braccia gettando la sigaretta su uno dei poveri passanti del piano di sotto. Il punto e’ questo: liberarsi di ogni vizio porta alla morte certa. Sono infatti convinta che la purificazione porti verso la divinita’, e la divinita’, che uno ci creda oppure no, si trova dopo la vita materiale. Allora ho fatto un patto con Cristo, con il quale ho dialoghi continui e accesi, gli ho detto che per ogni azione buona che mi riesce di portare in fondo, mi fumero’ una sigaretta o mi berro’ un bicchiere di vino, di modo da bilanciare il buono con il cattivo e rimanere il piu’ possibile su questa terra che’, seppure riscaldata, io ci sto proprio bene.
(NdJ: I miei ospiti che invece hanno trovato il loro feticcio nel bere sei litri di acqua al giorno e mangiare solo verdure, non sono piu’ tornati: a me I talebani non sono mai garbati).
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