Le amiche mi dicono che sono pessimista, qualche amico dice che in realtà sono terrorizzata dall’età, qualcunaltro ancora si limita ad un non credibile ma dai non è vero. Io, invece,considero l’invecchiamento un tema caro, vicino a me, da quando ho compiuto sedici anni. Difatti, sono nata con un’età biologica di sessantadue anni e mi ci sto piano piano avvicinando, più col corpo che con la mente – lì c’ero già. Il mio percorso è iniziato a forza di osservare uomini che osservavano donne: perchè si girano tutti a guardare quella là? Perchè questa non la nota nessuno? Perchè lei è trasparente? Perchè lei è addobbata come un albero di Natale? Perchè si mette tutto quel rossetto e non bacia mai il marito?
Le cartucce di questo gioco, che si chiama “guardami e dimmi cosa sono”, si esauriscono abbastanza sul presto, a meno che non si vogliano contare scimmie da circo con la pelle tirata o il portafogli a fisarmonica, ed il mio interesse è capire perchè. Finite quelle schermaglie fra mammiferi rimangono poche altre alternative: usare il cervello, avere personalità, dedicarsi ad imparare dodici lingue, cambiare continente, tirare su i nipoti meglio dei figli, coltivarsi un parco amiche con cui fare discussioni interessanti, cucire, cucinare, correre nude in spiaggia di notte, persino fare del sesso con un uomo più giovane. Si capisce che con questa rosa di opzioni così insulse rispetto all’ammirazione del proprio ego fisico allo stato turgido non riesca mai a compensare la gioia di sentire il mammifero maschio che grugnisce che bel culo al tuo passaggio.
La verità, però, è che dallo stato A si passa allo stato B, ed è un passaggio punto facile, specialmente perchè gli uomini che ci si trovano accanto non sono in genere un supporto valido: il fatto che a Natale ti regalino uno scaldaletto Beghelli non è punto un buon segno. C’è solo un sistema per arrivare a quell’età con la leggerezza del maschio, ovvero comportarsi come lui: fare del bene a destra e a manca, esagerare con l’auotstima, investire in sè stesse sempre e comunque, non permettergli di trasformarci nelle sue infermiere. Allora, quando ci regalerà le ciabattine col pelo cotonato per il nostro compleanno, penseremo “sarebbero state meglio al tuo caro amico Piero, che quando mi montava aveva sempre dei piedi freddi…” e diremo “grazie tesoro”.
ig
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