Recensire ville, vite e vili.

Il mio lavoro, o parte di esso, è quello di recensire ville e simili e dare loro un mercato, sia per la vendita che per gli affitti. Può capitare che ci chiamino per un castello oppure per un fienile convertito a casa per ospiti o, semplicemente, per una villa con piscina piazzata in un posto strategico, possibilmente in posizione padronale, con un grande giardino e una vasca d’acqua a sfioro. Per questo a me e alla società in cui lavoro, e che possiedo assieme ad altri due soci, vengono sottoposte un visibilio di proprietà, che vogliono andare al ballo di Cenerentola e trasformarsi da casette in villoni per i più fortunati.

Questo lavoro che facciamo ci piace, e molto, anche perchè ci dà modo di entrare anche per pochi minuti nelle vite delle persone che possiedono questi beni: il proprietario che va a caccia di cervi e di donne, la signora francese zitella che mette tutti i piatti in fila e li fa spolverare ogni giorno, il tycoon della grande casata italiana che sprizza fascino da ogni pertugio, il cafone che ha avuto un’idea grande e ora nuota nell’oro, letteralmente, il disgraziato che ha fiutato l’affare e si è indebitato per scavare la piscina ma è rimasto a metà coi lavori e ora non sa che pesci prendere. Ce n’è per tutti i gusti, inclusi schiavisti contemporanei che trattano il personale di servizio come servitù, o donne straordinarie che fanno il vino da sole e parlano quattro lingue. L’entrare per attimi nella loro quotidianetà non è tutto, naturalmente; la parte più adrenalinica è preparare la proprietà, così come un personal trainer allena un atleta per le olimpiadi, e vedere quanto la abbiamo preparata bene una volta che è partita per il mercato dell’ultra-ricco.

Certe volte si pigliano cantonate, nel senso che c’è una parte di giudizio personale che può minare quello razionale, ma in linea di massima ci si becca ed è una grande soddisfazione. Un’altra angolatura strepitosa del lavoro è il fare le foto: ultimamente ci è capitato di recarci in una residenza del ‘500 con dentro un manoscritto originale del 1412 e arazzi impressionanti, mobili da urlo e molto altro che non si può dire, alla fine, per motivi di sicurezza. Passeggiando nei vari corridoi, piani, torri, giardini all’italiana, ho avuto l’impressione di essere anche io una cosa regale, e mi sono chiesta come mai in vita mia non ho mai scelto fra i miei (pochissimi) pretendenti quelli che avrebbero potuto assicurarmi un quotidiano di maggiordomi e vacanze a Gstaad. La risposta non ce l’ho ora e non l’ho mai avuta: non lo so. So solo che subisco il fascino di una vita avventurosa, dove ogni giorno si può cambiare tutto, ed è una droga a rilascio lento, che non mi abbandona più. So anche che la mia droga e la vita nel castello non vanno punto d’accordo.

Essendo concentrata sulle donne quasi tutto il tempo del mio pensiero, ovviamente la mia prima curiosità va a queste “castellane” che invece si trovano ad essere definite privilegiate, e che hanno sulle spalle una serie di codici da rispettare che, davvero, quasi nessuna sarebbe in grado di sostenere: ci vuole talento per vivere una vita d’essai, e un lavoro costante e continuo sulla propria capacità di relazionarsi a tutti, ma proprio tutti, quelli che ruotano attorno al proprio maniero. Non è loro dato di non partecipare alle cene o di scendere in tuta, non si possono saltare le vacanze sulla neve, nemmeno dopo un esaurimento nervoso, e a tavola bisogna avere controllo di stoviglie, posate, piatti in arrivo e partenza, servizio e persino candele. Non c’è spazio per scenate o pianti sommessi, perchè gli uomini di potere non si stanno a confondere più di tanto, e se moglie-numero-uno non è all’erta, arriva moglie-numero-due senza troppo dolore.

Insomma si fa una fatica boia a stare lassù – o laggiù, dipende – e gli altri sembrano non capirlo. Non mi scordo quello che mi disse la moglie di un presidente di una squadra di calcio, che aspettava che le cene finissero e i bagordi lasciassero la casa (villa) per ritirarsi a giocare a carte con le signore che badavano figli, cani e cucina; lei, finalmente, era libera di stravaccarsi e farsi due risate, e lo diceva, quando arrivavano gli ospiti: non vedo l’ora che ve ne andiate tutti, così mi diverto anch’io. Le sue feste erano niente meno che straordinarie, lei era una padrona di casa lodevole, e le cattiverie che diceva in cucina sulle ospiti con la sua cuoca erano, anche quelle, meritevoli (di registratore).

A parte le case, chi le possiede, perchè e quanto, quello di cui volevo parlare è il linguaggio con cui le case (ci) vengono presentate, ovvero dei tremendi tentativi dell’umanità di dire le bugie col sorriso sulla carta intestata. Tipo:

  1. Appartamento mezzanino in rinomata via fiorentina, rifiniture autentiche significa: archibugio buio e con una finestra in cucina e una in camera, rifiniture vecchie e da cambiare
  2. Splendida colonica nelle famose terre del casentino, con produzione agricola e atmosfera rustica significa: tenuta in rovina, con puzzo di concime da ogni parte, sperduta nella provincia meno allettante della Toscana
  3. Chalet a pochi chilometri dalle piste, con riscaldamento naturale e terreno significa: casaccia di montagna, ad almeno un’ora e mezzo dalle piste, con viale privato inaccessibile al più delle macchine e due stufe elettriche per il riscaldamento.
  4. Graziosa magione caprese, in stile tradizionale, pergolato con vista significa: muffa sotto forma di appartamento, con mattonelle rotte e infiltrazioni, nella parte ignobile dell’isola, con vista sul muro del vicino.
  5. Occasione imperdibile, appartamento di lusso in condominio storico nel centro di Milano, credenziali necessarie significa: quant’è la tua busta paga?
  6. Villa con torretta, nel centro di villaggio medievale, gusto eclettico ed elegante significa: qualcuno mi salvi da mia figlia, che ha ritinteggiato la torre di verde fosforescente e messo i mobili indiani in cucina. Ah! Dimenticatevi di portare i sacchi della spesa qui con la macchina, è tutta area pedonale.
  7. Trattativa riservata in agenzia significa: il proprietario ha il conto in Svizzera o ad Aruba. Il notaio assomiglia ad Orbashà, il turco mercante.
  8. Tenuta vitivinicola con castello annesso, produzione florente, marchio di qualità, diciotto cascinali da restaurare e venti in affitto mediante vacanze brevi di stranieri significa disastro da 126 Milioni di euro, con produzione da ripensare e Ici pari al prodotto interno lordo della Tanzania. Occhio che la proprietà è frazionata fra i sedici fratelli, che si odiano e che ti renderanno la trattativa quantomeno orrenda.
  9. Terratetto in zona strategica, vicino grandi centri di attrazione turistica significa due stanze su tre piani, a dieci metri dall’uscita dell’autostrada.
  10. Per finire: straordinaria occasione a Porto Cervo, nel quartiere più esclusivo a pochi metri dal Golf e accesso immediato all’acqua, 4000 metri quadrati di giardino e parcheggio al coperto significa Vedi quell’ometto lì, che ha la ditta di muratori ad Arzachena? Lo vedi? Ha appena speso centomila euro per il terreno e altri duecento per i materiali, ma sta per incassare dodici milioni.

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