Quelli di noi che fra i quattordici e i trenta hanno vissuto in una bolla cosmica fatta di amplificatori di ogni tipo – musicali, emozionali, chimici – hanno letto Lunar Park e religiosamente visto Less than zero almeno dieci volte, commuovendosi più che con le storie di Dickens: finalmente, nel tempo di lettura di un libro, qualcuno è riuscito a definirci come generazione e, di conseguenza, ci ha messo da parte, ci ha archviato, e con noi la responsabilità di dovere dire qualcosa. Quella tendenza all’automassacro, quell’avere capito che il gioco era passato, and then one day you’ll find, ten years you got behind, No-one told you when to run, you missed the starting gun, che il meglio era andato mentre tutti dicevano di invidiare il futuro davanti a noi, giovani morti disastrati dalla normalità della nostra esistenza, noi abbiamo capito tutto quello che Bret ha scritto. Lui era, é, come noi. Talento e sfiga, sensibilità e stordimento. Bret è tornato, sicuramente perchè deve mantenere uno stile di vita aldisopra delle sue possibilità, ed è anche possibile che i suoi figli siano in terapia, ma l’importante è che sta per arrivare il seguito di Less than Zero. Yes, but do i look good?