Se non la smetti ti mando una nota a casa.

Juanita de Paola

A quasi un mese dai miei buoni propositi ho riscontrato una recidiva: non sono stata dal dottore, non mi sono fatta vedere per i pruriti terribili, ho saltato il tagliando fronte-retro e non ho ancora fatto la lastra al dente. Non solo. Siccome l’ultima volta che sono stata in banca l’omino mi ha guardato e mi ha sorriso puntando col mento la schermata del mio conto corrente, per superstizione, non controllo il saldo da allora – Dicembre 2010. Ho smesso di mangiare, praticamente, per vedere dove arrivo. Bevo sei caffè al giorno e invento scuse per non bere il vino, che è la stessa cosa che faccio nei periodi opposti, quando al settimo bicchiere di rosso mi dico sì ma questi sono i gottini piccini, praticamente sono al secondo vero. Sempre le stesse cose, se potessi mi lascerei.

L’amore per Londra si è nuovamente trasformato in passione pura per tutte le Frittole in cui vivo e lavoro qui in Toscana: mi pare divino il mercato della verdura, il baretto con l’aperitivo surgelato; mi diverto a litigare con tutti gli avventori degli esercizi che mi servono male e regalo feedback non richiesti con un’enfasi tale che sto facendo proseliti. Quindi deduco di non avere personalità e di essere talmente adattabile da non avere più gusti veri ma solo presunti, indotti. Mi stanno simpatici tutti, anche quelli che non hanno nulla da dire. Dico, passerei una serata con chiunque, a questo punto. Qui, Londra non ha senso. Quando invece sono lassù, qui è nebbioso, dimenticabile: è come se non ci avessi mai abitato.

Mi sono imposta con buoni risultati di ascoltare Petra Magoni senza farmi prendere dalla smania, e infatti comincio ad apprezzare Musica Nuda, come è giusto che sia. E’ buona pratica rinnegare certe cose, è giusto farsene piacere altre anche a costo di grandi sforzi: è così che sono passata a diciassette anni dal Fragolino al Chianti. Continuo a non potere vedere Cat Power, per motivi di brada invidia fisica: non si può avere quella voce, i capelli (naturalmente) lisci lunghi e il corpo come Paulina Porizkova. Oltre alla sua faccia.

Il mio impegno di diventare una fidanzata migliore, sinceramente appassionata del lavoro del mio compagno si è tramutato in una commedia dell’arte dove ascolto con gli occhi scarfagnati ma non recepisco niente: nemmeno una parola. Quindi mi arrabbio con me stessa, gli chiedo n volte quindi quand’è questa cosa? E poi quando arriva non so nemmeno di cosa si parli, dove sia, con chi. Ma dove cazzo eri ieri sera? Te l’ho detto, credo, cento volte: all’apertura di questo, con quest’altro, per conto di quest’altro ancora. Buio. Quella che si sente in procinto di prendere una nota sul diario a trentasei anni, sono io.

3 Comments

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  • Febbraio 14, 2020

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