Stai facendo del tuo meglio, è quel che importa.

Hai fatto tutto quello che ti è stato richiesto stamattina: sei stata brava, una buona persona e, forse, una mamma di tutto rispetto. Hai controllato che lo zerbino fosse perpendicolare ai piedi e parallelo alla porta, se ne hai uno. Hai buttato la spazzatura con la stessa soddisfazione con cui si tradisce. Hai buttato tutti i capelli della spazzola nel gabinetto, per non intasare il lavandino, e mentre ti lavavi i denti hai pulito con la mano il tutto, scacciando i segni del vissuto dalla superficie lucida. Hai spinto il dentifrico dal basso, così il tubetto durerà di più, non credo proprio, e sembrerà più gradevole alla vista. Hai ripiegato gli asciugamani perbenino e controllato il livello della biancheria da lavare, creando le lavatrici in anticipo per i prossimi giorni. Hai controllato il salotto, levato briciole e giocattoli, oppure bicchieri e portaceneri – avrà una il diritto di avere un salotto disordinato anche senza figli, che cacchio – e spento la luce dell’abat jour che qualcuno ha lasciato accesa ieri notte: non tu.

Non tu, regina dell’ordine, non tu. Tu pulisci la tua seggiola mentre ci stai sopra, arei il locale e diffondi profumo. Tu compri l’ammorbidente, perchè ti hanno insegnato che devi sapere di donna. La tua casa deve sapere di famiglia. La tua vita deve sapere di bucato. La tua intera esistenza deve stare lontana dal rischio e, diciamocelo, dal godimento. Tu non sai gestire infedeltà o fedeltà, tu sai solo quello che è giusto – come? – e lo persegui. Tu organizzi la cena con quelli che la pensano come te o con gli amici gay, tenendoti lontana da ogni possibiloe tentazione: è così che si fa. Ogni uomo semplice, porta in cuore un sogno.

E cosa succede invece il giorno che il sogno te lo vuoi mettere in tasca? Ce l’hai un’amica lì a dirti che fai bene, che sei bella così senza trucco e coi capelli secchi, con trenta chili di troppo e le scarpe di bassa qualità ma col tacco, con venti chili di meno e la pinza in testa, col tuo corso di danze spagnole e i tuoi inserti di decoupage? Te l’ha detto nessuno, stamani, non ieri, non due anni fa, che sei uno schianto così come sei, che sei una creatura magica e potente, che la tua gioia abita lontana milioni di chilometri dalle amiche del tuo fidanzato, marito, madre, sorelle, e tutti quelli che disgraziatamente ti vogliono bene?

Bene. Io, che sono una povera cosa, sto qui stasera a celebrarti. Perchè ti conosco: tu sei me. Te lo dico io, che sei incredibile. Sei incredibile. Sei in-cre-di-bi-le. Te sei il sale della vita di quelli che ti ruotano attorno, perchè sei te. Pensavo questa cosa stamattina, alla fermata dell’auotbus che passo a piedi ogni mattina: c’era una donna, cinquanta, albanese, in ciabatte. Accompagnava la nipote al bus della scuola. Rideva. C’è mancato un attimo che me l’abbracciassi. Tu sei quella che sta  facendo del suo meglio, e se tutto va male, embè, abbiamo comunque fatto del nostro meglio: è quel che importa, quel che vale.

Le donne sono speciali, tutte, per il carico di gioia che portano a questo mondo. Speriamo che qualcuno glielo ricordi ogni giorno, se no ci penso io. E chi non lo fa, peste lo colga.

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