Hai controllato le bollette, hai fatto le somme e le sottrazioni, lordo meno tara uguale peso netto, ovvero quello che finisce nella vita bella: la pizza, i gelati, le tutine di cotone al mercato per la piccina, l’umido Cesar per il canino. Ti sei svegliata di notte alle tre e quarantadue, succede spesso, per valutare tutte le cose che ti faranno morire senza un soldo e abbandonata da tutti, non stai prendendo nemmeno in considerazione che un giorno qualcuno appaia e ti voglia accompagnare: a te gli uomini ti chiedono i soldi, si vede che sei forte, mica come quelle stupide che si fanno trattare bene, pagare le vacanze, regalare gli anelli, cambiare le lampadine. Te no, te sei Atlante.
Nel tragitto ai bidoni della spazzatura incontro la Diana, mi dice ‘finalmente ti sei levata i tacchi’, penso che li ho dimenticati in montagna, as you do, e che sono in terra con questi sandali da frate, mica lo trovo uno che mi voglia sposare – sono signorina – se non mi vesto un pochino elegante. “Juanita pettinati” mi ha detto mio papà subito dopo che ho partorito, con quella faccia gonfia ed i capelli unti sembravo una carcassa di balena, effettivamente. Non capisco cosa ci trovino di bello le donne nel parto, a me sembrò di morire con un petardo nel sedere, e poi la bambina non si slegava dal cordone, mi hanno tagliata dopo trenta ore e meno male che lei non ne ha risentito. Avrei voluto tanti bambini, ma quel dolore non lo voglio provare mai più. I bambini se li tirano su le donne, ma allevano anche gli uomini, una fatica che l’Everest coi tacchi è una bischerata. Sei passata nuda davanti allo specchio, dopo la doccia, e hai chiuso gli occhi, di fatto non ti sei mai spogliata davanti a nessuno.
La pancia, in basso, dopo il brutto taglio del cesareo è rimasa scollata dal corpo, una ciambella di lardo su una struttura muscolosa, forte, ma non mi metto il costume da tanti anni: mi vergogno. D’Inverno ce la faccio bene, compro le mutande con le stecche, ma d’estate il bombolone epidermico galleggia e io me ne vado in montagna invece che al mare. Hai lavorato quattordici ore. Hai sperato che lui abbia deciso di iniziare una nuova carriera come guardiano delle statue dell’isola di Pasqua, ma questo succede alle altre: tu lo campi, ne tolleri la presenza così come si fa con una recidiva, e i dottori ti dicono che ce la farai. E te dici ‘si, ma quando?’.