Il lato ludico della bambina inizia ad essere tarpato da piccina, quando ci infilano (o infiliamo) vestitini tutti appuntati per sembrare belline, e buonanotte ai salti nelle pozze d’acqua. Anche a scuola ci sgridano se stiamo sedute a gambine larghe, mentre ai bambini raramente viene chiesto di stare seduti in maniera compunta: eppure tutti e due abbiamo gioielli da tenere segreti, da custodire. Salvo genitori sani di mente, e non è più così scontato, si arriva all’adolescenza, dove finalmente possiamo privarci di ogni gioia del palato per mantenere un aspetto longilineo. E’ di questi tempi che iniziamo a padroneggiare la tecnica del passarsi le dita fra i capelli, bella consolazione, o darsi lo smalto di colore non ortodosso.
Il tempo di divertirsi un pochino, la lontananza universitaria da casa certo aiuta, che istruite fin da piccole notte e giorno all’idea dell’accasamento, lasciamo che la chimica faccia il suo corso e ci mettiamo alla ricerca dell’altra metà, o dei figli, o della casa bella, in collina, tutta pulita. Raggiunto l’obiettivo inizia la vita vera, quella di tanta fatica e hobby modestamente soddisfacenti, come il burraco del martedì o la parrucchiera del venerdì mattina. Ma io volevo fare la ballerina a Broadway, esce una vocina flebile ogni tanto, ma è già arrivata l’ora di girare la pummarola e bisogna pensare alle cose serie, mica a quello che si voleva fare nella vita.
Le donne invecchiano fisicamente meglio, certo, annullando la propria attività cerebrale e dedicandosi ad attività manuali: l’infarto, l’ictus, quello lo lasciamo agli uomini, che a sessantanni trovano nuova linfa o nella caccia al cinghiale muschiato o prendendosi una terza laurea di nascosto, quella che permetterà loro di partecipare al Grandioso Campo National Geographic in qualità di Addetto alle Zanzare Tigre. Mi posso immaginare i mariti passati a miglior parte tirare un sospiro di sollievo, da lassù, guardando le consorti sopravvissute che spolverano gli armadi col cotton-fioc e l’alcol, per altri dodici, venti, quaranta anni – è vero, un ippopotamo mi ha spezzato la colonna vertebrale in sei pezzi, ma almeno non mi sono puppato le cresime dei bisnipoti.
Per quanto mi riguarda, io so già come invecchierò, se il Signore mi dà la grazia di avere la salute: aprirò un posto per ragazze dai settanta in su. L’Inglese mi avrà già lasciato, a buon diritto, per una più mansueta. Mia figlia avrà già imparato ad attribuirmi tutte le sue magagne e starà vivendo in qualche capitale chic, magra come un osso e vestita molto bene. Quindi avrò pieno diritto sulla mia esistenza e sarò, di certo, obesa. Finalmente, dopo anni di privazioni, mangerò sei primi a pranzo e quattro dolci per cena. Metterò delle tagliole per il dottore della mutua. Noi ragazze assumeremo uno chef moro argentino e un badante svedese di trentanni, entrambi gay per non sentire lo sfinimento ma abbastanza mascolini per poterne osservare i movimenti quando ci cambiano il pannolone o servono il consommè con l’ovino.
Noi ragazze avremo anche un insegnante di programmazione, e faremo le hackers contro gli enti che erogano le pensioni integrative, le banche e i pensionati orridi regionali e para-privati. Ci metteremo in bikini a pois, in culo a chi prende in giro le donne rugose e avremo una piscina di acqua salata, a sfioro, riscaldata perchè c’abbiamo l’osteoporosi. Farò testamento, specificando che lascio tutti i miei beni a quel ragazzo che mi porta il vino a casa, e mai a nessuno dei nipoti malefici, che ti girano attorno come condor quando hai una zampa ferita. Il mio amico Z ci farà delle compilations da ascoltare, di certo, per non rimanere indietro e diventare uno di quelli che dicono ma com’era melodica la musica prima.
Avremo una Locanda, con molte stanze, dove ospitare artisti che carezzino il nostro animo ancora curioso. Attueremo un corso per insegnare alle giovani donne come si può essere felici, nella vita, quando si decide di vivere così come Nostro Signore, o la Natura, voleva: in pienezza e senza paura. Si discuterà parecchio, credo, e avremo un orto dove coltiveremo anche la Maria, perchè placa il dolore e se ho voglia di stonarmi non vedo perchè lo stato dovrebbe impedirmelo. Inventeremo il Festival delle Ragazze, in cui sia obbligatorio farci le treccine di lato che ci piacciono molto e mettere i gonnelloni: nessuno ci sgriderà, chiaro, perchè le regole le facciamo noi. La cirrosi, certo, mi darà un pò noia, ma sono sicura che fra una trentina d’anni avranno già inventato qualcosa per tenerla a bada. E anche per non pisciarsi addosso, se tutto va bene.