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Te lo prometto che ci provo.

juanita

“Lui nel suo paese è bello” mi dice R, il mio mentore e mecenate – non posso aggiungere amico, perchè non è mio amico. E questo mi sconvolge più di altre sue conoscenze finzanziarie e linguistiche, ad esempio: il fatto che sappia (anche) che quella tale persona, che porta i fazzolettini a giro ed è alta meno di me, sia un maschio parecchio appetibile. Mi spiega perchè. Lo ascolto sperando di prenderlo in castagna, in fin dei conti il mio compito è quello di ucciderlo e rinascere, migliore, dopo averlo superato – per ora nulla di nulla. C’è da dire che mi sento sempre più felice se dintorno a me c’è un uomo sulla cinquantina, sessantina, settantina: mi sembrano più tondi, più simpatici. O forse ho avuto a che fare con troppi giovinotti in odore di successo e col testosterone al naso per potere apprezzare la categoria gioventude maschile, non saprei.

R ama, riamato, almeno dieci donne. Le tiene tutte a bada in qualche maniera, ne ama una più di un’altra a periodi, poi al momento di convolare loro scappano: considero genio puro l’arte di liberarsi di una di noi invitandola a convivere. Il punto è che lui è molto impegnato a vivere una vita piena di significato e retta, non conosce la bugia, per potersi dedicare pienamente a questa o quella che, anzi, si vergognano dei loro pensieri esclusivisti. Forse è un idiota, forse è un genio: non è per le sue virtù amatorie esercitate sulle mie colleghe che gli ho regalato una dei miei telecomandi, ma perchè mi ha sfasciato di cattiverie e affetto. Tutto appropriato e ben bilanciato. Mi ha levato gli occhiali scuri. Mi ha ascoltato frignare e dopo ha assestato un fendente di parole che non posso dimenticare. Mi ha riconosciuto: io camminavo tranquilla, e qualcuno ha perso un pò di tempo con me, per dirmi hey, io ti ho visto – non è questo un dono del destino?

A breve non ci incontreremo più, parte convinto per quel paese di cui ha riconosciuto un abitante affascinante. Mi chiamerà prima della partenza e mi racconterà di me, mi lascerà una fetta di sè – ha avuto una vita straordinaria, incluso il rifugio politico e il successo economico – e avrà quel tono rassicurante di chi ti vede per il poco che sei, e ti lascia vivere. Passiamo, camminando, il ragazzo con gli occhi giganti e le sopracciglia come un rigo di uniposca, e stiamo in silenzio per minuti. C’è il sole e fa freddo, un tempo che si presta bene a cambi repentini e decisioni affrettate, come piace a me. Ti piace la fotografia? Mi chiede. “Si, parecchio”. Ricordati di andare vicino alla faccia, tu che hai paura dei contorni decisi. Cerca di rischiare, almeno lì, e chiedi perlamordiddio senza pensare di sapere già la risposta. Per favore, levati il traduttore automatico dal cervello una buona volta. Dice. Io ci provo.