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Un solo modo per arrivare lassù.

Robin Roberto Ciasca

Da piccola non perdevo una puntata della saga fumettistica di Dago, una creazione di Robin Wood e Alberto Salinas che è titanica per contenuti e disegno. Dago è l’uomo ideale, con la sua bellezza ruvida, l’onestà brutale e soprattutto la sua evanescenza: una sera ti guarda da dietro una candela come se non ci fosse domani, il giorno dopo guida le truppe nel deserto – perchè lui quello fa, è un eroe condottiero .

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Datemi un maschio.

Nicola Mirigliani

E’ arrivata la bufera, è arrivato il temporale qui su Montecatini Terme: raining cats n’ dogs màa, direbbe mia figlia Mezza Pinta che parla l’inglese come gli immigrati di Brooklyn. D’altronde suo padre viene dall’Ohio e io nacqui chez Livorno. Sarà che è Lunedì, sarà che ormai le Miss mi appaiono anche in sogno, sarà che l’arrivo di Hoara Borselli mi ha steso definitivamente – ma è vera, dico, è umana? io ho bisogno di un uomo – da scrutare, si intende. Cerco di intercettare Nicola, capo della web-tv e specialista in dribblamento della mia sottoscritta (bellissima) persona: ha un talento particolare, come io mi paleso in una stanza lui si smaterializza e mediante i bocchettoni dell’aria condizionata si ricompone a un miglio marino da qui. Ho assi nella manica e qualche conoscenza importante qui, per esempio la barista, quindi mi apposto tutta vestita di nero nel corridoio che porta alla stanza Rai, dove sta affisso il cartellone “a nana càa macchina fotografica nun entra” con la mia foto. Passa il direttore dei lavori e tocca la colonna di ferro. Passano le costumiste e incrociano le dita dietro la schiena. Finalmente passa anche Nicola e con un sorriso a denti spiegati, tutti e venti quelli che mi sono rimasti in bocca, lo fermo hai mica mezzora per me? Mi guarda atterrito, oltretutto c’è pochissima luce. Venti minuti? Dieci? Assolutamente, risponde. Quindi andiamo al bar, dove conto di fare ottima impressione chiamando la barista per nome.

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Dietro le quint(an)e.

Sto prendendo confidenza. Stamattina sono andata dai miei amici di Equitalia con il pass di Miss Italia per vedere se funziona anche qui come a Montecatini. Nulla. Da buona italiota ho utilizzato il mio tesserino dovunque e varcato ogni possibile blocco di polizia, carabinieri, stampa, guardia di finanza e spero che ci siano anche i pompieri. Non ha nessuna presa sulle farmaciste, questo è chiaro ormai. Tiro su la collanina con la schedina e tutti mi sorridono e mi fanno passare. Ho notato però che quelli che contano davvero se la tengono in tasca, o agganciata dove non si vede, allora sto studiando forme alternative con effetto sorpresa – et voilà, l’avevo qui, nel doppio fondo delle scarpe ortopediche, che ti credi. Ieri è stato il turno delle interviste senza domande: ho seguito le ragazze da una distanza ragionevole, un pò come un’epidemia di colera, e mi sono messa ad ascoltare i commenti degli addetti ai lavori come delle persone in strada. Foto istituzionali, vaglio degli sponsor, passaggi in centro. Il mio amico R, quello che ha eretto un totem di ringraziamento e fondato la onlus “Io Ti Consolerò” per le miss scartate, ha detto che se gli anticipo le mosse delle ragazze – quando non sono protette, capisci? – mi intesterà la casa dei suoi genitori. Ho declinato, più che altro perchè lui ci vive ancora con sua madre, suo padre si è offerto ostaggio di terroristi birmani anni fa, in un prestigioso appartamento zona quasi centrale con vista tipica (ovvero, due stanze a otto chilometri dal centro con finestre sul bagno dei vicini di casa, spacciatori).

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Ubiquità. Terzo giorno.

agnese

Nel villaggio dove vado spesso a sciacquare i miei panni esistenziali – Vellano, appena sopra Pescia – c’è stato un terremoto attorno agli anni venti. Una sola persona è tragicamente morta, un uomo sposato rientrato in casa durante le scosse più potenti per recuperare le fedi, su richiesta di sua moglie. Un tempo, da queste parti, era uso infilare gli anelli in un’ampollina ripiena di acqua santa se la notte si faceva l’amore, allo scopo di mondare l’atto comunque impuro, sebbene fra marito e moglie. Quando il terremoto è arrivato gli abitanti ce l’hanno fatta a correre fuori dalle case in tempo, ma il nostro eroe è rientrato, perchè la moglie lo ha pregato di andare a riprendere i suggelli del loro matrimonio. Detto fatto – e fine dello sfortunato consorte, nel modo più romantico possibile. Me l’ha raccontato Publio e io ci credo, perchè lui sa tutto di questo posto, ha la barba ed è alto circa sei metri.

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Primo giorno di Avvento.

Patrizia Mirigliani

Primo giorno dall’Avvento delle Miss e decimo dalla costruzione del totem di ringraziamento del mio amico R, abitante di Montecatini Terme, il quale non ha mai visto così tanta grazia tutta assieme. La cittadinanza aspetta che le bimbe sfilino qua e là con la stesso malcelato entusiasmo di chi ha fatto sei al superenalotto e non lo vuole dire ai parenti. Fremiti di emozione, gente che casca di bicicletta sporgendo il collo, insospettabili con macchinette digitali che spuntano dalle tasche, chè non si sa mai. Il vantaggio inatteso del Concorso dei Concorsi, quello per incoronare la ragazza più bella che ci sia, è che basta infilarsi un vestitino frou-frou camminando downtown, un paio di tacchi e tutte le teste si girano – per vedere se è lei, se è una sola, se sono tutte. La popolazione delle donne con giro vita superiore al torace ringrazia, sentitamente, sperando nell’osmosi fisica.

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Diario di Miss Italia

juanitaIl blog del Ministero si sposta su Miss Italia, per un pochino. Il tempo di investigare fanciulle, futuro e madri con bigodini in mano – speranze di corone, delusioni micidiali, gioie imperiture e lo sbirilluccichio della pazza idea: seguire Martina, Federica, Denny, Adriana, Anna. Sophia.