Un uomo? E’ quello che ne facciamo.

Juanita de Paola

Quando è finito il mio primo filarino ero al mare, non sapevo dove sarebbe ritornato quel ragazzo moro scuro, alto e dinoccolato che portava la moto e che mi aveva salutato la sera prima. So che aveva l’accento romano, ma vattelapesca: Roma va da Napoli a Firenze. Non ci eravamo dati un appuntamento per salutarci, cioè, lui aveva tentato ma io gli avevo detto ma ho quattordici anni, non posso uscire così, per dire addio. Mamma mi avrebbe fatto andare, credo, ma non stava bene chiederlo. Mi ero “messa” con Marco ma mi piaceva Gianni, che però era innamorato di Francesca.

Lui mi aveva detto che lei era bellissima, e poi era già sviluppata – io no, e si vedeva. Francesca scherzava e diceva “oggi sono chiusa per lavori”, che voleva dire che non potevano fare l’amore perchè lei aveva le mestruazioni. Avevo un costume a righe bianche orizzontali, celeste, con topolino sulla pancia – che da quanto era larga topolino era diventato gamba di legno. Avevo sopracciglia larghe, occhi belli, un ruolo di prestigio in quanto nipote del comandante e figlia del dottore, una mamma buffa che suonava la chitarra e un pianoforte. Avevo tutto. Fuorchè le mestruazioni. E le tette. Francesca era di Milano e per me da allora tutte le ragazze di lassù erano da tenere alla larga: come fidarsi di esseri così fisicamente più avanzati di me?

Ero tornata a casa e dopo poco avevo incontrato il mio primo grande amore, Luca, che era un ragazzino diverso, così intelligente e buffo. Bellissimo. Gli piacevo perchè ero diversa, mi piaceva perchè era speciale. E così siamo rimasti appiccicati per quattordici anni, con interruzioni più o meno importanti. Ogni tanto lo accompagnavo al campetto di pallacanestro, poi dopo, ogni tanto lo accompagnavo all’università, poi dopo ancora lo avevo salutato – questa volta avevo il permesso per l’arrivederci. Se n’era andato in America a fare il tatuatore e dopo un pò è anche diventato famoso. Le settimane passavano, i mesi, anche gli anni, e ci vedevamo sempre meno. Quando mi aveva confessato di avere trovato un’altra ragazza mi aveva colpito un dolore cane, sebbene avessi fatto di tutto perchè succedesse: l’avevo lasciato solo.

Certo, aveva tradito, ma io non ho combattuto, non era più cosa: ci eravamo dati un addio, ma l’avevamo chiamato a dopo. L’avevo lasciato solo nel momento del bisogno, peggio, avevo preferito far sì che la mia immagine ideale, perenne, prendesse il sopravvento sulla fidanzata che vuole sanare il suo uomo, che gli impedisce di bere, che lo mette a dieta, che lo obbliga a scelte terribili per sua comodità, che gli impone un laccio al collo e al fronte di tanta sofferenza si sacrifica anche lei, e ingrassa, pulisce, invecchia. Gli sta accanto e lo ossessiona così come si fa con chi si ama. Bugie, codardia, destino, chi lo sa. Fatto sta che la ragazza dei sogni aveva vinto, lasciandomi con un senso di colpa micidiale, che ho impiegato anni a digerire.

Gli uomini, strano a dirsi, cercano di essere definiti da una donna anche quando non lo sanno. Non passano la vita con quella che li fa impazzire, ma con quella che li ama, che li fa crescere, che li castra. Scelgono quella di cui si potranno lamentare, perchè lei è genuina, è quella giusta: se sa piegare me, saprà accudire i miei figli. Che poi le donne sfondano i muri senza muovere le cornee. Gli uomini amano abusare il loro corpo perchè hanno più paura di morire di noi donne, che crepiamo e rinasciamo cento volte al giorno, e lo testano con qualunque scusa: alcol, droghe, troppo lavoro. Hanno bisogno di qualcuna che li sgridi perchè hanno i calzini puzzolenti mentre loro hanno capito di dovere essere licenziati. Immagino che Francesco Nuti abbia bevuto parecchio, e che sia stato un partner irresponsabile, un marito orrendo e un padre egoista dedito alla bottiglia – oltre che un genio gentile e divertente assieme. Qualcuno che è stato meglio perdere che trovare nella vita umana – dico, probabilmente. Immagino che la Malipiero gli sia stata accanto come fa una donna innamorata: con devozione, pietas. Allora non riesco a immaginare come abbia potuto stare qui e qui. E perchè.

4 Comments

  • Febbraio 14, 2020

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  • Gennaio 21, 2011

    samanta

    In effetti non si capisce come abbia potuto permettere tutto questo.
    Neppure io l’avevo visto e nemmeno volevo vederlo ma se avessi un fucile probabilmente sparerei sia alla D’Urso che alla Malipiero

  • Gennaio 20, 2011

    Gaia

    No ma io mica l’avevo vista questa roba. Non bestemmio mai, io. Ma cazzo. Cazzo.