Uno di tanti. Una.

Cecilia and Juanita

Tutte le mamme di Londra, ho scoperto dove si nascondono: da Starbucks. Perche’ nei ristoranti, nelle gallerie, al baretto, non ce n’e’ traccia. Magari ci sono loro, in disguise, senza pargoli, ma la figura tragica, quella con creatura urlante e puzzante di feci calde, quella che cosi’ sovente si ritrova dovunque in Italia, qui non m’era ancora riuscito intercettarla. Oggi per la prima volta sono entrata in questa caffetteria dove un cappuccino semplice non c’e’ verso di averlo, Starbucks appunto, ed erano tutte appostate li’. Danno loro tavolini con spazio per far transitare l’orrendo (antiestetico) passeggino e sedersi senza guardare (giustamente) la propria prole. Le mettono tutte insieme, nella zona col cartellino “apartheid”.

L’unica che aveva un po’ di contegno era la giapponese, il cui figlio muto e sudato come un maratoneta belga, avvolto in una specie di pannolenci tigrato, ha dormito ininterrottamente per due ore di fila. Fantastico. Forse era morto. Lei aveva una faccia che sembrava quella di quando, dopo quaranta secondi, lui ti chiede “sei venuta te?”. Quella faccia li’, fra sono avvilita e speriamo che ti caschi. Non che a me sia mai successo, certo, io parlo sempre di altre, di altri, mi riproduco per partenogenesi e non ho mai fatto sesso in vita mia. Ora mamma se vuoi abbandonare questa pagina mi fai una cortesia – anche se scrivi i commenti firmandoti Suor Presa abbiamo lo stesso IP e ti riconosco.  

Ero sola, io, invece. Due ore. Oggi ho avuto il via dall’inglese, sono entrata dal giornalaio con duemila scaffali e mi sono comprata tutto: dal gossip con le donne ignude fino ai quotidiani lontanamente conosciuti. Sono entrata nel primo negozio con caffe’ e wi-fi e mi sono orgogliosamente piazzata nel reparto finocchi pettinati e donne sulla sessantina, sentendomi naturalmente parte del primo gruppo. La mia pelle splendeva come quando ti baci la prima volta, gli occhi brillavano, i capelli mi si erano alzati come quando ti rotoli nel letto: centoventi minuti di silenzio davanti a me, con i giornali e il computer. Piu’ i pargoli urlavano e piu’ godevo, e cercavo di intercettare gli sguardi piu’ incomprensivi, quelli delle single sulla ventina, e mostrare loro compiacimento pro loro orrore. All’ottavo mese di Cecilia ho mandato una email alle Farc, chiedendo di sostituire la Betancourt, ma non ha funzionato.

Dicono che sbadigliare quando si vede qualcunaltro che sbadiglia sia uno di segni piu’ comuni della socializzazione umana, e che il fenomeno non si ritrova nelle persone autistiche, o perlomeno raramente. Pensavo a questo mentre cercavo di essere parte del tutto, anche io una persona li’ in quella caffetteria: sorridevo a chi sorrideva, cedevo pezzi di poltrona a chi era arrivato dopo di me, regalavo l’inserto del Times al ragazzetto di tre metri seduto davanti a me, offrivo compiacente la mia tazzina svuotata di espresso single simple no cream no biscuits no cake no macchiato, yes, a simple espresso (Cristo, ho detto espresso), camminavo come Jane Kelly sotto la pioggia. E’ bello ogni tanto essere un uno, senza scopo, senza preoccupazioni, in mezzo a tanti. E’ magnifico, a dire la verita’.

4 Comments

  • Febbraio 14, 2020

    ig

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  • Febbraio 13, 2020

    Chas

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  • Marzo 9, 2011

    Juanita de Paola

    Grazie Chiare’ :)

  • Marzo 4, 2011

    Chiara

    Leggerti la mattina con la tazzina di caffè fumante accanto al computer è un piacere quasi pari a quello che descrivi! :)
    Baci pistoiesi