Vivere verso i cinquanta

Fra le poche persone felici che si vedono, ci sono quelle che cantano nelle macchine brutte, coi finestrini calati, senza aria condizionata o navigatore, odierni Ranulph vestiti per stare comodi e pronti a cambiare la cinghia o la vita. Se ci pensi, non hai mai visto uno che acchiappa il vento con le mani in un’Audi. Ridono invece nelle macchine usate da due lire, con la musica piena di bassi, o ti salutano dall’Ape, con il cane da caccia ed il cassone pieno di legna.

Non ho mai comprato macchine, o case, così, mi sono detta, se dovesse scoppiare la guerra, ci metto poco a partire con lo zaino. Non so quanto sia sano possedere nulla, probabilmente è solo la faccia tirchia e pauperista dell’ammassare ricordi, ma ultimamente mi rinfranca l’idea di essere come un Occhione, pronta a migrare, lontana dal rumore di lamiera squarciata che sono le notizie di oggi. Ho messo tutti miei ricordi nelle mensole virtuali del cloud e scannerizzato i documenti importanti, perché certe volte l’idea di potere ricominciare da capo, magari obbligati, rinfresca le speranze di una vita ancora da fare.

Stamattina ho preso l’agenda per fare il piano settimanale, nonostante tutto: la video chiamata per le Dolomiti la faccio prima o dopo la dichiarazione di conflitto nucleare? Vorrei terminare la pianificazione dei nuovi soggiorni in villa prima di Gennaio, per non ritrovarmi nelle acque melmose dell’estate appena passata, stagione in cui per reperire elicotteri e yacht ci siamo dovuti strappare le vesti. E’ questo il fatto più strambo di questi anni, che tutto procede in modo regolare, rassegnato, come se ineluttabile fosse la nostra condizione, il lavoro matto e disperato, la sofferenza degli altri, ma non la morte.

Mi mancano gli amici con cui passare pomeriggi a sognare di costruire una vita non convenzionale, perché il presente sa di smantellamento, e perché a questa età abbiamo tutti molto da fare, con niente da vivere. Mi mancano i calcoli sbagliati di un viaggio speciale, di quelli che al ritorno non si è accumulato niente di importante, che sono l’inizio di una consapevolezza nuova e la fine di un amore usurato. Qualcosa si è rotto negli ultimi tre anni, e poi si è ricostruito in modo inaspettato; forse voglio vedere cosa sono in mancanza di disciplina, di autorità. Forse la sensazione che il grosso sia dietro le spalle comporta scelte coraggiose, persino rivoluzionarie, per avere qualche storia da raccontare che sia meno tragica delle mie tiritere dell’ultima decade. Insomma, sono sopravvissuta come molti – ma non tutti, e questo dovrebbe contare. Ho scaricato Shazam, a proposito, per non ascoltare sempre le solite canzoni.

Immagine creata con intelligenza artificiale https://www.wombo.art

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